CITAZIONE
Almost Sister
Il cafe Poirot era semivuoto. Seduto in un angolo vi era uno studente universitario, alle prese col prossimo esame. Alzò lo sguardo sulla sala per riposare gli occhi dall’estenuante rilettura del tomo di ingegneria meccanica. Oltre lui e la cameriera, Azusa -che nel mentre era intenta ad adornare il locale con strambe e per niente paurosa decorazioni di Halloween- vi erano davvero pochissime persone.
La prima, sembrava essere una donna in carriera, di quelle che vivevano per il lavoro. Capelli neri e corti, vestiva un tailleur grigio. Parve accorgersi di essere osservata , tanto da girarsi verso l’ignaro studente che rabbrividì : due occhi verde marino, assolutamente inusuali per una donna giapponese gli lanciarono un occhiata spietata, forse aveva ragione il conservatore ingegnere Takahata, suo padre, quando diceva di tenersi alla larga da quel tipo di donne.
All’altro tavolo, poco più avanti, erano sedute una liceale ed una bambina non era una visione inusuale, ma ai suoi occhi si. La liceale dai lunghi capelli scuri, si mostrava serena nascondendo pero una certa inquietezza. La bambina sembrava perlopiù una donna intrappolata in un corpo minuto, era una visione assai strana. “sembrano sorelle” penso prima di tornare a studiare, rimpiangendo di non essersi iscritto alla facoltà di medicina.

***
Uno dei motivi per cui aveva invitato Ai Haibara al Poirot era per conoscerla meglio. Ran Mōri tendeva ad affezionarsi velocemente alle persone, un pregio? Un difetto? Semplicemente questione di carattere. Era empatica, lei. Sapeva che dietro quella bambina si celava qualcosa, ma cosa? Più volte aveva letto nei suoi occhi una certa distanza , come se per qualche attimo la sua mente viaggiasse altrove . Riconosceva lo stesso sguardo che vedeva nei suoi, quando alla stessa età, le urla dei suoi genitori infestavano l’appartamento, tornando alla realtà quando udì il tonfo della porta di casa che si chiudeva. Voleva sinceramente dimostrare che se aveva bisogno di qualcuno, lei era dalla sua parte, e lo sarebbe sempre stata.
L’altro era prettamente egoistico, eppure non poteva più tenere quel peso sul cuore. Non avrebbe dovuto parlarne con lei, ma al diretto interessato. Tuttavia non voleva più sentirle quelle rincuoranti bugie, ora voleva i fatti e soprattutto voleva essere presa sul serio. E l’avrebbe chiesto a lei che sapeva. Che sicuramente sapeva.

Ai Haibara dal canto suo si chiedeva il motivo di quell’ospitalità . Sorseggiando il suo te, di tanto in tanto lanciava occhiate alla liceale di fronte a se, intenta a diluire lo zucchero nella propria tazza. Che fosse per farle compagnia? A causa di una lieve frattura alla caviglia, aveva deciso di non partecipare alla gita con i Detective boys e il dottore in giro per il bosco a recuperare foglie autunnali da pressare . ed era quindi rimasta sola in casa Agasa, la Mori aveva quindi offerto la possibilità ad Ai di poter dormire in casa sua. Decise di non indagare ulteriormente, se c’era un motivo dietro quell’invito sarebbe venuto a galla. Decise di assaggiare la pumpkin pie che aveva ordinato, le ricordava alcuni dei pochi bei ricordi della sua permanenza in America.
-Ti piace?
La rossa alzò il capo. Ran le sorrideva in attesa di una risposta.
-Abbastanza.
Fu la risposta di Haibara.
-Se ti va posso chiedere la ricetta ad Amuro-san o Azusa-san , magari possiamo prepararla e mangiarla domani tutti insieme.
Rispose la karateka aggiungendo
-Oppure c’è qualche altro dolce che ti piacerebbe preparare?
- Questa va bene.
Replicò Ai portandosi un altro boccone alla bocca.
-Ai-chan, io volevo farti sapere…
L’ex scienziata posò la tazza sul tavolino, continuando a guardare la liceale di fronte a se, tendendo leggermente il capo in avanti per invitarla a continuare.
Ran riprese
-Volevo farti sapere che se hai bisogno di parlare, di qualsiasi cosa, puoi chiedere a me. Io ci sono e ci sarò sempre.

“Io ci sono e ci sarò sempre, Shiho”

Ai Haibara, ebbe la consapevolezza di non era sola come credeva. Ayumi, Genta, Mitsuhiko, il dottore, Conan e anche Ran gli stavano tendendo la mano. Inconsapevolmente la stavano salvando dal suo passato, e lei, aveva finalmente accettato il loro aiuto.
-Anche tu, sappi che puoi parlare con me…nel caso tu ne abbia bisogno.
Rispose Ai. Si sentì goffa nel rispondere in quel modo, dovette però ricredersi nel vedere l’espressione seria della ragazza di fronte a se.
-A dire il vero, c’è qualcosa che devo chiederti.
Disse Ran, con una certa riluttanza. Sapeva che ne avrebbe sofferto, ma doveva togliersi un peso dal cuore .
-Probabilmente non vorrai dirmelo, ma ti prego di farlo, non ne posso più di queste bugie.
Ai capì dove la ragazza voleva andare a parare , da un lato sapeva che non doveva rivelarle una cosa del genere. Era stata lei stessa ad imporlo, in primis al giovane detective e poi a stessa. Dall’altro era consapevole che l’organizzazione non ci avrebbe pensato due volte a fare fuori la fidanzata di Shin’ichi Kudo, che lei avesse saputo o meno.
-Aichan , Conan Edogawa non esiste, vero?
Chiese infine la karateka, che ora aspettava impaziente una risposta.
-No, Conan Edogawa non esiste, è sai benissimo chi vi si nasconde dietro. Non posso dirti altro, mi dispiace
Disse infine. Sapendo di non poter piu negare.

Ran incasso duramente il colpo. Abbassò leggermente il capo, per poi rialzarlo pochi attimi dopo sorridendo tristemente .
-Allora la mia ipotesi era giusta, anch’io so essere una brava detective a volte.
Ai sorrise tristemente a quell’amara ironia. Ran si sarebbe rialzata ancora, anche grazie al suoi aiuto.

-Ah me ne sono dimenticata , ho saputo che ieri era il tuo compleanno. Purtroppo pero non ci siamo viste e non ho potuto darti questo.
Detto questo, Ran porse un pacchetto bianco ad un incredula Ai, che tutto si aspettava, tranne che ricevere quel regalo.
Ringraziò la ragazza e cominciò a scartare il pacchetto. All’interno, vi era una piccola collanina dorata con una piccola foglia come ciondolo.
-Spero ti piaccia, ho pensato che una cosa del genere ti facesse piacere da ricevere.
L’ex scienziata annui, mentre cercava di indossarla.
-Bene mi fa piacere. Si è fatto tardi, torniamo a casa?

***
La donna in tailleur se ne andò poco dopo. Lasciò le monete sul tavolo e si avviò all’esterno. La sua auto, era posteggiata poco lontano dal locale. Una volta allontanatasi da Beika, il suo cellulare prese a squillare.
-Allora?
Chiese una voce sinistra dall’altro capo.
La donna, forse per infastidire il suo interlocutore, si lasciò andare ad una risata cristallina.

-Bada, a non scherzare Vermouth.
Rispose quello impassibile .
-Cosa vuoi sapere, per caso se quelle ragazzine sanno qualcosa che non dovrebbero? Se si devo essere spiacente, ma quelle due ignorano la nostra esistenza.
Asserì la donna
-Sarà meglio per te che sia la verità.
-Come potrei mentirti, darling?
***
-Ran-san?
- Dimmi, Aichan.
-Hai intenzione di affrontarlo, o fargli confessare tutto una volta che sarà tornato?
Ran, che era di spalle stette a pensare per un po’ poi rispose
-No, voglio vedere fin dove si spinge…
Poi voltandosi con una sadica espressione in viso, da fare invidia a quelle di Gin continuò
-Ma mi prenderò una piccola vendetta .
“Preparati Kudo-kun , ti aspettano giorni infernali”
***
-E-E-ETCHIU!
-Conan-kun, tutto okay?
Chiese apprensiva la piccola Ayumi.
Il bambino fece un cenno d’assenso col capo.
-Cosi impari a non portare la giacca pesante, sapevi che saremo venuti ad Hokkaido.
Disse petulante Mitsuhiko.
-Oppure c’è qualcuno che sta parlando male di te
Lo canzono Genta ridacchiando.
“He He He, perché capitano tutte a me?”
-ETCHIU!

Fine.