CITAZIONE
THE NECKLACE

Sono distrutto, come quasi tutte le sere in quest'ultimo anno. Le uniche cose che faccio sono andare in ufficio, e tornare a casa, dormire e ricominciare da capo la mattina seguente; mi sembra di vivere in un loop temporale.
Eh si, ormai mi sembro Goro, non faccio nulla durante la giornata, sono sempre accasciato su qualche divanetto in ufficio, l'unica differenza tra me e lo zietto è il rapporto con l'alcool. Sì, lo ammetto, ogni tanto qualche sbronza me la porto a casa anch'io... ma non sono messo così male quanto quel detective!
Ebbene sì, ho mollato la mia giovane semi-carriera di detective. Non avrei più potuto continuare: avevo smesso di seguire qualunque caso, che fosse una rapina oppure un omicidio; il motivo è complesso e molto doloroso, ed è legato ad una promessa fatta ad una persona non troppo tempo prima, una persona che non avrei mai dimenticato... non avrei più rischiato nulla nella mia vita, non posso piú permettermi di giocare con la vita degli altri né con la mia, ergo la professione del detective non fa più per me.
A ciò si aggiunge il fatto che purtroppo avevo ben compreso come ci si sente a commettere un omicidio, è assurdo come solo pochi attimi siano in grado di cambiare la vita di qualcuno. Fino a poco tempo prima, quando ancora mi fingevo perfetto, non riuscivo a comprendere il significato del sentimento di rimorso, rabbia e vendetta che porta a recidere la vita di un altro essere umano.
Non contarono nulla le suppliche di Heiji e Kazuha, che cercarono invano di dissuadermi dalla mia scelta, ricordandomi di quella promessa fatta a qualcuno, che non avrebbe mai voluto che rinunciassi al mio sogno e non riuscirono nemmeno a consolarmi le loro parole che mi discolpavano da ciò che successe quella sera, ma comunque andarono le cose, che fosse stata colpa mia o meno, purtroppo nulla sarebbe tornato come prima; quel maledetto nastro non poteva essere riavvolto, non mi restava più nulla se non quella promessa e quella maledetta collana, ma di essa ne parlerò in seguito.
Più passavano i giorni più mi rendevo conto che mi trovavo in mezzo tra la luce e l'ombra più profonda; la prima non potevo più raggiungerla, la seconda invece, non solo aveva consumato il mio tempo, ma mi aveva rubato tutto ciò che avevo, ed a me è rimasto solo il grigio, tutto aveva ormai preso le sfumature calde e fredde di quel colore... un colore che pur contenendo sia il bianco che il nero non è né una sfumatura dell'uno né dell'altro, similare al tono che darei al limbo, e sì, si può dire che mi trovassi in una situazione di mezzo, grigia e senza vita.

Inaspettatamente questo pomeriggio trovai un messaggio in segreteria delle 9.34 di Sharon Vineyard. Ovviamente il mio cellulare come al solito era spento, usavo quell'aggeggio solo a fine giornata rincasando dal lavoro, tanto la gente era abituata alla mia assenza, erano anni che nessuno riusciva mai a rintracciarmi, l'unica cosa che era effettivamente cambiata era la motivazione se prima lo facevo per un valido motivo, ora era solo un pretesto per poter fuggire dal mondo. Vermouth mi ha chiesto di andare al Caffè Poirot per conversare gentilmente, anche se conoscendola, avrebbe fatto tutto tranne che parlare in modo cordiale...
Da quando era stata sconfitta l'organizzazione Sharon ha ripreso il suo nome originale mantenendo le sue apparenze "immortali", e preferendo sparire dai riflettori, anzi è sparita del tutto, evidentemente non ha più voglia di passare la sua esistenza fuggendo e nascondendosi dietro diverse identità, ha deciso di rimanere nell'ombra e di condurre una vita semi-normale...
In effetti l'organizzazione aveva dato tanto a quella donna, ma alla fine le aveva tolto la cosa più importante: la libertà che non avrebbe mai più riacquistato. Ma di certo non sono qui a commentare le sue scelte, anch'io ne ho fatte di sbagliate e le sto pagando davvero care...
Devo ammettere che all'inizio ero tentato di rifiutare l'invito, ma poi conclusi che un'eventuale sbronza non mi avrebbe ucciso. Più che eventuale con lei la sbronza è certa ma ribadisco: e che diamine una sbronza in più non mi ucciderà!


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


Bevemmo tutta la notte. Della nottata non ricordo granché. Mi svegliai il mattino seguente, ancora stravaccato su quella sedia, ero molto intontito, ma era normale, non so esattamente quanto avessi bevuto ma di sicuro era bastato per non farmi ricordare nulla della notte appena trascorsa. Arrivai al locale all'ora concordata, ossia dopo la chiusura, erano circa le 2 del mattino, di sicuro Furuya aveva tenuto la sala bar aperta, ma di lui non c'era alcuna traccia. L'unica persona all'interno del bar era Sharon, teneva in mano un calice con all'interno del liquido rosso sangue, ovviamente nel bicchiere c'era il suo liquore, Vermouth.
Mi avvicinai a lei con fare piuttosto indeciso, non conoscevo la motivazione per cui mi trovavo lì ed un po' la cosa mi infastidiva, purtroppo non riuscivo proprio a decifrare quella donna!
Mi decisi, finalmente mi sedetti affianco a lei e quando lo feci mi allungò un bicchiere con una sostanza liquida bluastra al proprio interno, lo riconobbi immediatamente dall'odore era un cocktail composto da gin e curaçao, l'angelo azzurro...
La donna non parlava, sembrava quasi volesse studiarmi, scrutai il bicchiere e mi vennero in mente diversi ricordi, ormai avevo capito dove voleva arrivare con tutto ciò...
Alla sola idea di dover rivivere quel ricordo rabbrividii.

E’ stato circa un anno fa, una sera d'estate, dopo tre anni che mi ritrovavo bloccato nei panni di Conan, ed avevo cominciato a perdere le speranze per un eventuale risoluzione ai miei problemi.
Poche ore dopo aver formulato, per l'ennesima volta, quel pensiero il mio telefono squillò: era Ai, e per una volta portava buone notizie: aveva trovato l'antidoto, o meglio ne era quasi sicura, ovviamente ciò che mi chiedeva era di andare al suo laboratorio per farle da cavia umana, ed io, come al solito, non mi ero tirato indietro! dopo pochi minuti ero di nuovo padrone del mio corpo!
Solo un paio di giorni dopo capii che gli effetti erano permanenti, decisi così di correre da Ran per darle la miracolosa notizia e farle dono di una collana color turchese, con un pendente a forma di rombo.
Quando arrivai a casa sua capii che qualcosa non andava, salii al secondo piano dell'agenzia e vidi l'orribile scena: Ran era distesa a terra coperta di sangue, riusciva a respirare ma si vedeva che era affaticata, quella fu la prima volta in cui mi sentii veramente attraversato dai gelidi brividi della paura...
La prima cosa che feci fu avvicinarmi a lei, non so come descrivere ciò che stavo provando: era un miscuglio di pura rabbia e desiderio di vendetta. Lei non era al corrente della mia condizione, sapeva solo che per qualche ignoto motivo le avevano sparato... le stavo reggendo la testa con la vana speranza di poter fermare l'emorragia che proveniva dal suo basso petto, fu in quel momento che Ran reagì, non avrei mai dimenticato le sue parole: "Shinichi, alla fine sei tornato, che scherzo del destino, tu torni ed io me ne vado! a-addio mio detective"
Pochi attimi dopo quelle parole, il suo cuore smise di battere e con il suo persi anche il mio per strada. Mi affacciai fuori dalla finestra e vidi quella Porche nera... c'era solo un uomo nell'autovettura: Gin ossia l'assassino, fu proprio lì che mi ripromisi di non seguire più alcun caso, non ero riuscito a proteggerla e mi odiavo per ciò!
Da quel giorno la mia vita cambiò per sempre.Gettai gran parte dei suoi ricordi, collana compresa. Le uniche cose che mi tenni furono la nostra ultima foto al Tropical Land ed alcuni regali scambiatici durante varie festività. Tuttora non voglio andare avanti, ne ho paura, non sono più in grado di vedere un cadavere, in ogni corpo vedo lei e l'agonia ricomincia da capo.

Quando tornai alla realtà, al tavolino c'era ancora seduta quella donna, il suo sguardo si era addolcito un po', o forse stava solo provando pena per me... poi crollai esausto sul tavolino.
Appena mi riebbi notai che Sharon era già andata via, dietro al bancone, c'era Rei, che appena mi vide sveglio mi dette una busta piuttosto grande, mi disse di aprirla a casa e mi congedò...

Sono a casa. Dopo aver tenuto tra le mani per un tempo infinito quella busta gialla ne ruppi il sigillo di ceralacca rossa con impresso una "V", il marchio di Vermouth: vi trovai la collana che tempo addietro, preso dalla rabbia e dal terrore, avevo gettato ed una capsula a me molto familiare: APTX4869; poi lessi ad alta voce il biglietto che era nella busta: "a te la scelta"

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Due giorni dopo...

Quel mattino pioveva a dirotto, a Beika c'era tanta gente in strada. Guardando la folla dall'alto non si distinguevano le persone, solo il colore dei loro vestiti: nero...grigio... Era incessante il crepitio della pioggia sui tanti ombrelli neri aperti. Non era una giornata qualunque quella!
Heiji era in prima fila, voleva essere il primo a congratularsi con Shinichi per l'apertura della sua agenzia investigativa. Shinichi, infatti, aveva deciso di seguire il consiglio celato di quella donna tornando finalmente a vivere...

Eh si, certe volte è proprio un attimo ciò che cambia la vita di qualcuno...