Ossessione Mortale (racconto)

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    Capitolo 12

    Interrogatorio


    “Le posso dare 28”.

    La studentessa spalancò gli occhi; non pensava d’ottenere tanto, specialmente quel giorno in cui la zarina aveva seminato morte e disperazione per ogni dove mietendo una strage. La ragazza annuì tutta felice ed accettò; poi, firmato il registro, compì un inchino ed andò a telefonare al fidanzato.

    Shiho si buttò sulla sedia; avevano finito, era stato un inferno. Kodai stava sistemando tutto e completando i documenti; la collega gli parlò:

    “Ora non rimane che portare registro e libretti dal professore e domani restituiremo tutto agli alunni”.

    “Già; però è strano. Il professor Sanada non ha mai agito così da quando lo conosco, è una procedura altamente illegale, se qualcuno segnalasse la cosa passeremmo tutti dei guai”.

    “Lo so, lo so, Susumu-kun, ma hai visto come ha reagito quando ho obiettato. Che dovevo fare?”

    “Altra cosa strana; Sanada è sempre stato considerato una persona moderata e controllata in ogni suo gesto. Non l’ho mai visto sconvolto come oggi, doveva stare proprio male!”

    Chiusero a chiave l’aula e s’incamminarono lungo i corridoi. Shiho passò a prendere il cappotto in ufficio, poi si diressero verso l’uscita. La facoltà stava ormai chiudendo ed i guardiani stavano già controllando porte e finestre. Giunti nel parcheggio, Kodai prese il coraggio a due mani e domandò:

    “Che … che ne dice di andare a prenderci qualcosa?”

    “Devo andare da Sanada per il registro!”

    “Andiamoci insieme, gli facciamo firmare i documenti e poi saremo liberi”.

    “Beh, … io …”, Shiho aveva iniziato a toccarsi la ciocca ramata dietro l’orecchio destro, cosa che faceva quando era in imbarazzo; era del resto la prima volta che il suo collega la invitava ad uscire.

    “Shiho!”

    La voce, proveniente dal fondo del parcheggio, li fece voltare.

    “Kudo!”, stupì lei.

    “Ciao, … ciao Kodai”, il giovane salutò con un cenno del capo maledicendo il guastafeste.

    “Shiho, c’è un intoppo per quanto accaduto ieri sera, Megure ti vorrebbe parlare”.

    “Ora? Ma ho da fare; non possiamo rimandare a domani?”

    “Non è possibile; è una cosa di pochi minuti”.

    La giovane sbuffò rassegnata poi si voltò verso il collega:

    “Susumu-kun, mi dispiace! Potresti portare tu i documenti dal professore?”

    Il docente, visibilmente abbattuto, annuì appena.

    “Grazie, sei un tesoro. Sarà per un’altra volta!”

    Il giovanotto prese gli incartamenti e s’infilò in macchina. Mentre partiva osservava, nello specchietto retrovisore, lo stramaledetto detective che portava via la sua Shiho.



    Durante il tragitto, Shinichi spiegò all’amica quanto accaduto; lei rimase sconvolta.

    “Potrebbe essere il serial killer?”

    “Possibile; per questo ti vogliono ascoltare di persona, sei l’unica che l’abbia visto da vicino e lo possa raccontare”.

    “Ma non ricordo nulla”.

    “Non ti preoccupare, di’ quello che sai, io ti starò vicino”.

    Giunti al dipartimento di polizia metropolitana, Miyano fu accolta da Sato e Shiratori che la portarono in una delle salette per gli interrogatori. Poi iniziarono a porle domande:

    “Avevi mai visto quell’uomo? Lo puoi descrivere? Cosa ti ha detto? Cosa ti ha fatto?”, le domande erano sempre le stesse e si ripetevano a rotazione, Shiho iniziava a mostrare segni di stanchezza, la giornata non era stata di certo riposante, e cominciava a confondersi. Più i “non so”, “non ricordo” aumentavano, maggiormente i poliziotti divenivano insistenti e frustrati. La cosa si protrasse a lungo, mentre Kudo e Megure seguivano il tutto attraverso il vetro che univa le due stanze. Alla fine Shinichi si spazientì:

    “Ispettore, andateci piano, è una vittima, non una sospettata. Shiratori sta eccedendo; ci ha aiutato in mille indagini da quanto la conosciamo: che motivo c’è di trattarla così?”

    “Spiacente, Shinichi, ma lei è tutto ciò che abbiamo, dobbiamo insistere, il questore pretende risultati e la stampa sta iniziando a sollevare un polverone”.

    Si proseguì ancora ed ancora, Shiho era stanca e spossata. Kudo fremeva, all’improvviso iniziò a vibrare il suo cellulare.

    “Cosa c’è, Ran?”

    “Come cosa c’è? Ci dovevamo vedere, sono davanti a casa tua che aspetto da trenta minuti!”

    “Oh, … sì, mi dispiace, sono stato trattenuto per il caso che sto seguendo, ci sono stati risvolti”.

    “Capisco, allora che faccio, vado via?”

    “Forse è meglio; non so quando Shiho finirà”.

    “Shiho? Che c’entra lei?”

    “Ricordi che è stata aggredita, no! Megure la sta interrogando su quell’evento che potrebbe essere collegato al serial killer”.

    “Capisco”; il tono glaciale della karateka fece intuire la tempesta in arrivo.

    “No … non dire così …”.

    “No, no, figurati! Naturalmente la grande docente non può andare da sola dalla polizia per rispondere a qualche domanda; ha bisogno del cavaliere che la protegga! Del resto tu fai l’avvocato! Ah … no, mi sbaglio; tu fai il detective, non l’avvocato! Che strano, pensavo che fossero gli avvocati ad assistere le persone in caso di guai, non gli investigatori! Mi sarò sbagliata; devo aver saltato qualche lezione a giurisprudenza; dovrò recuperare!”

    “Non è il caso di fare del sarcasmo … io …”.

    “Sì, sì, ho capito. Come sempre lei viene prima di tutto; ti saluto, signor avvocato!”

    La comunicazione s’interruppe bruscamente. In quel momento, Kudo sentì Miyano urlare:

    “Basta, vi prego, non ce la faccio più!”

    Era troppo, la torchiavano da tre ore, come un criminale, il detective uscì dalla stanza e si precipitò da lei:

    “Per oggi abbiamo finito; continueremo un’altra volta!”

    “Ma …”, cercò d’opporsi Shiratori.

    “Niente ma! O la accusate di qualcosa, ed allora chiamiamo un avvocato, o noi ce ne andiamo”.

    Megure sopraggiunse ed annuì; Sato concluse:

    “Abbiamo finito, ti ringraziamo per la collaborazione e ci scusiamo per il disagio”.

    Kudo afferrò l’amica e la fece alzare dalla sedia, poi la portò in auto e partì verso casa.

    Lungo il tragitto Miyano rimase in silenzio; le braccia conserte sul petto, come per proteggersi, lo sguardo volto verso l’esterno. Le sembrava di rivivere i giorni immediatamente successivi alla distruzione dell’Organizzazione. Quando aveva ripreso il suo aspetto, gli amici poliziotti erano rimasti stupiti e, alla scoperta del suo ruolo di scienziata tra gli Uomini in nero, avevano iniziato a sospettarla e ad indagare sui suoi trascorsi per scoprire se nascondeva altro. L’avevano interrogata per giorni e giorni, come avevano fatto con Vermouth e gli altri superstiti dell’Organizzazione; aveva quasi rischiato d’essere processata, ma la madre di Ran, che aveva assunto la sua difesa, era riuscita a venire ad un accordo con il procuratore Kujo e Shiho aveva ottenuto l’immunità in virtù dei suoi meriti nello sgominare quell’associazione criminale.

    Era stata dura per lei, ma poi aveva gettato tutto alle spalle; ritornare al dipartimento ed essere interrogata in quel modo l’aveva però scossa parecchio.

    “Dai, non fare così”, le diceva intanto Kudo, “non lo facevano perché t’accusino; è il loro lavoro!”

    “Li ho aiutati in ogni modo, sia come Haibara sia come me stessa; speravo che questo contasse qualcosa! Abbiamo lavorato con loro, partecipato alle loro feste, al matrimonio di Chiba, a quello di Shiratori, sono stata alunna di sua moglie, e mi hanno trattata come … come … come una delinquente! Mancava poco che accusassero me dei delitti!”

    “Hanno sbagliato, lo so. Ma sono disperati. Ci sono tre vittime, la stampa è in subbuglio, le alte sfere premono per avere risultati e non abbiamo ancora nulla in mano!”

    “E se fossi morta anch’io? Sarebbe stato meglio? Avrebbero avuto più indizi?”

    “Ma cosa dici?”

    “Nulla, nulla … riportami a casa … sono stanca!”



    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Professoressa … sono … sono io: … Susumu!”
     
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    Ecco il nuovo capitolo, il prossimo uscirà, eccezionalmente, sabato e non domenica.

    Capitolo 13

    Aggressione


    Giunta a casa, Shiho si buttò nel letto, senza nemmeno farsi la doccia che aveva programmato (in mattinata, infatti, l’idraulico aveva riparato il guasto). La stanchezza era troppa!

    Trascorse qualche minuto. Poi fu svegliata da qualcosa, come se qualcuno bussasse; pensò che fosse un sogno e non ci fece caso. Ma il suono del campanello le fece aprire gli occhi: c’era veramente qualcuno alla porta.

    Infilò una vestaglia ed andò al videocitofono (Agasa l’aveva fatto istallare da qualche tempo. Al processo all’Organizzazione era uscito fuori che alcuni pesci piccoli erano scappati alla cattura ed il professore temeva che qualcuno potesse decidere di vendicarsi su Shiho). La giovane guardò nel monitor e vide una figura indistinta. Sollevò la cornetta:

    “Chi è a quest’ora?”

    La figura si pose davanti alla videocamera:

    “Professoressa … sono … sono io: … Susumu!”

    Miyano divenne pallida come un cadavere. Il suo collega sembrava gravemente ferito. Aprì il cancello esterno e corse fuori. Trovò il giovane appoggiato al muro di cinta. Lo afferrò per un braccio e, a fatica, lo fece entrare. Lo fece adagiare sul divano.

    “Susumu-kun, che è successo?”

    “Non … ci crederà …”.

    La docente corse a prendere la cassetta del pronto soccorso ed iniziò a medicarlo. Era ridotto malissimo.

    “Non parlare, per ora, prima ti medico. Hai un occhio nero, sangue dal naso, diversi bernoccoli in testa, e …”, gli toccò il fianco ed il ragazzo urlò dal dolore, “qualche costola incrinata e … mio Dio … che ti hanno fatto alla mano?”

    La mano destra era tutta pestata e tumefatta, Kodai spiegò:

    “Me l’hanno schiacciata sotto le scarpe!”

    “Aspetta, finisco di curarti, poi mi dirai”.

    Con cura e professionalità, la donna sistemò le ferite del suo amico. Poi preparò del tè e glielo portò:

    “Allora, spiegami!”, disse sedendosi sul divano e ponendo una gamba sotto di sé.

    “C’è poco da dire; ho conosciuto il famoso signor Hide; l’amico del professor Sanada. Questi sono suoi regali!”

    “Ma … ma è assurdo. Sarà meglio che tu parta dall’inizio!”


    “Dopo che lei è partita con il signor Shinichi, sono andato a casa del professor Sanada per fargli firmare i documenti. La villa era deserta; bussai ma nessuno venne ad aprire. Alla fine entrai (usando la copia delle chiavi che c'ha dato il professore) e raggiunsi il salotto che dà sul cortile interno. Trovai una persona seduta davanti al camino. Mi feci notare e vidi quest’uomo inquietante che mi scrutava con occhi maligni; si alzò e si avvicinò. Mi presentai e gli spiegai perché fossi lì.

    “Doveva venire la professoressa Miyano”.

    Grugnì sommessamente l’uomo che s’era presentato come signor Hide, vecchio amico del professor Sanada. Gli spiegai che non era potuta andare da loro perché aveva avuto un contrattempo, non entrai nei dettagli, ed aveva mandato me.

    Hide sembrò fremere, come scosso da ira violenta, ma si controllò. Gli mostrai i documenti, quasi me li strappò dalle mani.

    “Aspetti qui, li porto da Sanada, non è stato bene oggi ed è andato a letto presto”.

    Chiesi dove fossero i domestici, ma Hide mi spiegò che non c’era nessuno, Sanada, disse, aveva dato un mese di ferie extra a tutto il personale. Detto ciò sparì nell’altra stanza, io mi avvicinai al camino per riscaldarmi un po’. Trascorse qualche minuto, poi Hide rientrò.

    “Deve far freddo fuori, vuole un brandy?”

    Accettai, ero davvero intirizzito e la villa del professore è in una zona molto isolata e battuta dal vento. Hide preparò due bicchieri e me ne diede uno.

    “Lei è Kodai, quindi. Sanada mi ha parlato spesso di lei. Mi dica, come si trova a lavorare con lui?”

    Gli risposi che era un ottimo docente e che ero onorato di essere un suo collaboratore, poi mi chiese come mi trovassi con lei e cosa pensassi. Gli dissi che ero felice di lavorare con una collega tanto preparata ed a quel punto Hide sghignazzò.

    “Mi dica la verità, c’ha fatto un pensierino, vero?”

    Rimasi perplesso; non erano confidenze da fare ad un perfetto estraneo, e non erano cose che lo dovessero riguardare. Divenne serio all’improvviso.

    “Non scherzi, con me! Ho visto la sua collega, è donna da far ribollire il sangue. Anche un vecchio bacchettone come Sanada si sveglia nel cuore della notte pensando a lei … io lo so! Anch’io … non so cosa farei per una così; e lei non c’ha mai pensato? Cos’è cieco, stupido o … impotente?”

    A questo punto mi alzai dalla poltrona e dissi che sarei andato via. Non mi piaceva la piega che aveva preso la discussione … trovo difficile solo parlarne con lei! Ma Hide mi afferrò per una spalla e mi fece sedere di nuovo.

    “No, mio buon amico, non faccia così, se l’ho offesa le chiedo scusa. Si facevano due chiacchiere tra uomini, non pensavo di turbarla. Cambiamo discorso allora. Mi dica … dov’è dovuta andare così all’improvviso la nostra professoressa per esser venuta meno all’appuntamento che aveva con il suo mentore?”

    Io gli spiegai quanto avevo visto, che cioè il signor Kudo era venuto a prenderla al parcheggio ma che non sapevo dove foste andati. Cosa che corrispondeva alla verità sacrosanta.

    “Kudo? Shinichi Kudo?”

    Sembrava che conoscesse il suo amico. Gli spiegai che non era insolito vedervi andar via insieme, che siete amici e che spesso lui ci viene a trovare in facoltà.

    “Lo so benissimo! Quel maledetto damerino spocchioso. Non ha capito che la deve lasciare in pace? Che non è sua?”

    Aveva iniziato ad urlare ed imprecava come un pazzo. Non capivo perché agisse così. Che gliene importava delle sue conoscenze e frequentazioni? Cercai di calmarlo … e commisi l’errore fatale. Mi avvicinai a lui e lo toccai ad una spalla. Si voltò verso di me con occhi iniettati d’odio ed iniziò a picchiarmi selvaggiamente, fin quando non caddi a terra, allora mi diede calci al torace, mi schiacciò la mano sotto la scarpa poi, non contento, andò all’ingresso, prese il suo bastone da passeggio ed iniziò a colpirmi anche con quello. Ho temuto di morire … senza sapere neppure il perché. Per fortuna, alla fine, smise, mi prese di peso e mi scaraventò in mezzo alla strada insieme ai documenti che il professore aveva firmato. Rimasi come svenuto, impossibilitato a muovermi, per diverso tempo, alla fine, non so come, sono giunto qui”.


    Shiho era inorridita nell’udire la descrizione di quella brutalità selvaggia ed immotivata. Puro odio! Aveva visto tante volte gli uomini dell’Organizzazione torturare qualche nemico, ma c’era sempre una spiegazione: anche se criminali, lo facevano per preservare se stessi da possibili minacce. Ma questa volta era diverso.

    “Dovremmo andare alla polizia”, suggerì la donna.

    “No, no; per carità. Se si sapesse che il professore ospita una tale bestia in casa sua ne scoppierebbe uno scandalo pauroso. Sanada potrebbe perdere il posto. Gli dobbiamo ogni cosa, non possiamo abbandonarlo: è il nostro mentore, dobbiamo aiutarlo, ma senza poliziotti”.

    Miyano meditò qualche attimo poi concordò. Quindi l’occhio le cadde sui documenti dell’università che Kodai aveva portato con sé. Prese il registro degli esami, lo aprì e lo esaminò. Rimase perplessa.

    “Che c’è?”, chiese il collega vedendo il suo sguardo.

    “Hai controllato i documenti quando Hide te li ha consegnati?”

    “Veramente … no. Ho preso per scontato che Sanada li avesse firmati, poi ci siamo messi a parlare”.

    “Guarda!”, e gli porse il registro, “la firma di Sanada è strana … non sembra neppure la sua. Osserva quella dei mesi precedenti … vedi che è … come dire … deformata. Non pare la sua grafia”.

    Kodai annuì in silenzio, poi, con volto pallido e preoccupato, domandò:

    “Che … che cosa vuol dire?”

    Shiho rimase in silenzio per qualche attimo. Poi, guardando il collega negli occhi, concluse:

    “Temo che il professor Sanada sia prigioniero di quell’Hide, forse è già morto o sul procinto d’esserlo. Dobbiamo aiutarlo!”


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Ma dico, lo sai che ore sono? Ma che hai in testa?”
     
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    L'ennesimo ritardo nel commentare>.<
    Da quel che leggo le cose iniziano a prendere una strana piega...questo Hide mi sembra molto strano e il fatto che si riferisca a Shinichi con certi appellativi significa lo conosce bene.... :huh:
    Dello scorso capitolo non posso fare a meno di pensare a Ran fuori dalla porta ad aspettare il suo bello...visto l'impegno messo nel cercare di essere maliziosa...sarò perfida ma se immagino la scena mi viene da ridere... :asd:
    Questa è la prova che qui l'unica degna di attenzioni è solo ShihoXD
    Al prossimo capitolo**
    P.S. Se Shiratori vuole farsi una passeggiata sul Fujii..a disposizione...come ha osato torchiare Shiho in quel modo infame? :knf: (Sato la risparmio per il bene di Takagi :U.U: )
     
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    Innanzitutto mi scuso per non aver commentato gli altri capitoli, avrei voluto dire tante cose negli altri! XD Partendo dalla mitica doccia che pur di lavare la nostra Shiho funziona e non :asd:
    Poi Ran che cerca di fare la maliziosa? :omg: Nooo... Qui capo ti ho stimato molto! Perchè in tante storie che ho letto, sconvolgono il carattere di Ran facendola più sveglia! Ma le non è così... Quindi è giusto che si sia sentita a disagio! Nel penultimo capitolo avrei voluto sgozzarla! Andiamo con tutto il rispetto del mondo, con tutta la gelosia giustificata, non si può arrivare a sto punto! Cioè il tuo fidanzato ti sta dicendo che chi ha molestato Shiho, è il serial killer e tu? Avvocati e via dicendo? Ohhh :angry:
    La mia povera puccia :( sempre nei casini e per di più, ci si mettono anche quei cretini dei poliziotti a romperla... Però anche in questo caso, capo mi è piaciuto in particolar modo! Spiegare come la trattavano inizialmente, insomma è da prevedere anche questo... Dopotutto anche lei faceva parte dell'organizzazione! Quindi è anche giusto che si abbiano dei sospetti, però attenzione all'inizio! Non ora... Quindi che facciano i bravi!
    Bene penso di aver concluso XD del collega di Shiho (che anche lui non me la racconta giusta) non me ne frega nulla :pff: il caso non ci sto a capì niente... Quindi attendo novità :3
    Alla prossima!
     
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  5. EleMaggy
     
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    Povero Kodai... mi fa pena :cry: ! Anche se sta cercando di rubare Shiho a Shin, non si merita proprio tutto questo!
    Mi viene un sospetto... non è che il tipo a casa di Sanada è uno dei membri sopravvissuti dell'organizzazione?... nah! Se fosse davvero un MIB non avrebbe lasciato andare Kodai, l'avrebbe ucciso. E se fossi stata al suo posto avrei detto che Sanada stava dormendo come scusa per non firmare i registri.
    comunque anch'io non ho ancora capito nulla su sto caso...

    :omg: e se Hide fosse l'aggressore di Shiho!!! :shifty:
     
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  6. sherry09
     
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    Dopo aver letto i capitoli tutti ad un fiato, commento anche io!
    Devo dire che è davvero una magnifica fan fiction^^

    Non ho niente da dire riguardo all'unico...ehm a Ran, a parte il fatto che Capisco molto il fatto che sia gelosa e tutto il resto ma ...cavolo! Quanta comprensione da parte sua verso Shiho, vorrei vedere lei al suo posto. Vorrei vedere se c'è la farebbe senza qualcuno che le stia accanto mentre è sotto interogatorio dopo che è stata molestata!!
    Riguardo il caso del serial killer, penso che sia molto interessante. Penso anche io che Hide sia il serial killer, anzi ne sono sicura, ci metto la mano sul fuoco! Per il semplice fatto che Hide ha il bastone da passeggio con la quale ha picchiato il povero Susumu, e anche il tizio che ha molestato Shiho ne ha uno; coincidenze? Io non credo!!

    Ah, Ran che fa la maliziosa? È divertente ma soprattutto è strano e impossibile, è come pensare a Gin vestito di fucsia che gioca a giro tondo con dei bambini in un prato fiorito!!

    Ripeto:davvero bel capitolo. Al prossimo!
     
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    Eccoci all'appuntamento fuori orario. Prima di tuffarci nel mistero avremo un momento più scanzonato causato da una chiamata nel cuore della notte. Se una telefonata allunga la vita, la può rendere anche più movimentata se a farla è una certa signora la cui irruenza è pari solo alla sua bellezza. A mercoledì.


    Capitolo 14

    Telefonata

    “Cosa propone di fare?”, chiese Susumu.

    “Se per ora non vogliamo avvertire le autorità, dobbiamo, comunque, agire, e non possiamo farlo da soli. Non abbiamo né le competenze, né la forza per farlo. Siamo soli e tu … beh, in questo momento sembri un invalido di guerra”.

    “Temo che abbia ragione”.

    “C’è solo una persona che ci aiuterà di sicuro, garantendoci al contempo la necessaria riservatezza”.

    “E chi sarebbe?”

    “Shinichi Kudo!”

    Al sentire quel nome, Kodai s’intristì. Era certamente preoccupato per Sanada, ma al contempo esaltato all’idea di agire fianco a fianco con la sua Shiho (come la chiamava nella sua mente). Invece, ecco spuntare il terzo incomodo. Hide sembrava un pazzo ma, questo non l’avrebbe di certo ammesso davanti a Miyano, condivideva la sua avversione ed antipatia per quello sbruffone che giocava al detective.

    “Che c’è?”, chiese Shiho che aveva notato il cambiamento d’espressione del suo interlocutore.

    “Reputa saggio coinvolgere Kudo? E se volesse chiamare la polizia? È pur sempre un detective”.

    “Sì, però ama il mistero e la sfida, non si farà soffiare un caso così inquietante dalla polizia. Inoltre è un mio carissimo amico, se gli domanderò il favore di mantenere il riserbo su tutta la faccenda sono sicura che mi accontenterà”.

    Era tale l’intimità tra la professoressa e l’investigatore, pensava Kodai, da riuscire a farlo agire in via privata? La cosa rattristava il giovane, il legame tra quei due sembrava strettissimo ed indissolubile. Sapeva, per sentito dire, che Kudo era inflessibile per quanto riguardava la giustizia ed il rispetto della legge, se metteva da parte i suoi più cari principi per lei … allora che speranze avrebbe mai avuto un umile assistente universitario?

    Mentre i due indossavano si preparavano per andare nella villa accanto, il giovane cacciò via i cattivi pensieri: no, non tutto era perduto. Quella storia con Sanada gli offriva la possibilità di dimostrare alla sua Lois Lane che il Clark Kent al suo fianco sapeva tramutarsi in Superman se era il caso! Avrebbe provato a Shiho Miyano che anche lui, Susumu Kodai, sapeva il fatto suo e non era solo un topo di laboratorio!



    “Ma dico, lo sai che ore sono? Ma che hai in testa?”

    “Scusa, scusa, tesorino della mamma, non ho pensato al fuso orario. Ma dovevo chiederti per forza una cosa”.

    Kudo stava battibeccando con Yukiko, sua madre, che, incurante dell’ora tarda, aveva chiamato dall’America.

    “Sei senza criterio, è questa la verità! Mi chiedo come faccia papà a sopportarti!”

    “Mio caro, è questo che tuo padre adora: rendo la sua vita imprevedibile!”

    “Sì, va bene, che dovevi dirmi?”

    “Devi darmi il numero di telefono della tua amica … di Shiho Miyano”.

    “Il telefono di Shiho? E perché?”

    “Cose da donna, non è nulla che ti possa interessare, ma è una cosa importantissima, di vita o di morte, che non poteva aspettare”.

    “Ci rinuncio a discutere con te, mi fai venire il mal di testa. Piuttosto, visto che hai chiamato … ecco … era una cosa che volevo dirti di persona … ma a questo punto …”.

    “Che c’è? … aspetta, non dirmelo … hai messo incinta Ran?”

    “Ma … ma … ma sei scema? Come ti vengono in mente tali assurdità?”

    “Allora non è questo? Bene, sono troppo giovane e sexy per diventare nonna; non è ancora il momento!”

    “Lo deciderò io quando sarà il momento. In verità … volevo chiederti dell’anello”.

    “L’anello?”

    “Sì, quello della nonna; quello che le madri danno ai figli quando si fidanzano ufficialmente. Ecco … avrei deciso di donarlo a Ran!”

    “Oh, Shin-chan, che cosa meravigliosa! Ma … sei sicuro?”

    “Sì, assolutamente! Perché?”

    “Non so, … ho come l’impressione che tu non sia del tutto convinto di questo passo”.

    “Ma che stai dicendo? Io amo Ran!”

    “Sì, lo so, eppure … il mio istinto di mamma mi dice che, in cuor tuo, non sei del tutto persuaso a tale passo. Non vorrei che ti pentissi poi di un tal gesto”.

    “Sei assurda!”

    “Ascoltami, Ran è certamente una bravissima ragazza e se vorrai sposarla non mi opporrò di certo; nessuna suocera potrebbe mai aver da ridire su quella ragazza. Ma non voglio che tu compia una scelta sbagliata inseguendo il fantasma di un amore liceale. Tutto qui! Non vorrei che, per inseguire una storia nata nell’infanzia, non prestassi attenzione a nuove opportunità che ti si presentano”.

    “Non capisco a cosa tu ti riferisca e se pensi che possa innamorarmi di un’altra, tipo Shiho, ti sbagli di grosso!”

    “Io non ho mai parlato di Shiho; perché citi proprio lei?”

    “Perché … perché … mi stai facendo confondere, ecco perché. Insomma mi porti quell’anello o no?”

    “Va bene, la prima volta che verrò a Tokyo te lo porterò!”

    “Grazie, mamma, ti adoro!”

    “Sì, va bene, va bene … ora, mi vuoi dare il numero di telefono?”

    “Aspetta, che lo prendo …”, così dicendo Shinichi si mise a rovistare sullo scrittoio della biblioteca, dove si trovava in quel momento, alla ricerca del suo cellulare.

    “Ma perché non le chiami a casa? Sta sempre da Agasa, il numero lo conosci”.

    “Sì, ma non lo so a memoria. Non ci sono mai state tante occasioni per telefonare al professore …”.

    “Ecco, l’ho trovato è …”.

    Il suono del citofono, lungo ed insistente, bloccò il giovane.

    “Aspetta, c’è qualcuno alla porta”.

    Prese la cornetta e rispose. Quindi tornò al telefono.

    “Problema risolto, è proprio Shiho, così le parlerai di presenza”.

    “Shiho? A quest’ora? … razza di depravato, mi chiedi l’anello per la fidanzata ed accogli la vicina a casa tua di notte? Sei proprio come tuo padre! Ecco perché ti parlo di altre donne ed il primo nome che sento è quello della silenziosa ragazza dai capelli ramati!”

    “La vuoi smettere? Che cavolo dici? ... non è come pensi … e se parli con lei non dirle dell’anello”.

    “Perché?”

    “Perché … non deve saperlo nessuno, lo comunicherò io quando sarà il momento … mi raccomando non dirle nulla”.

    “Ok!”

    Shiho, intanto, entrò nella biblioteca, accompagnata da Kodai. Al vederlo, Kudo inarcò un sopracciglio per lo stupore.

    “Disturbiamo?”

    “No, è mia madre … anzi, dice che deve chiederti qualcosa di importante!”

    La giovane, titubante e curiosa, prese la cornetta.

    “Signora Kudo, mi dica. … cosa? … ma io, … non saprei … ma sa cosa significa per me … quali ricordi … potrebbe essere pericoloso … sì, in teoria è possibile … capisco la sua situazione … sì, certo, anch’io sono donna e posso comprendere … però … ma … va bene … farò quanto potrò e le comunicherò il risultato … si figuri … non c’è di che. Sì, buona notte … come dice?”, a questo punto Miyano sollevò lo sguardo su Shinichi e divenne tutta rossa, poi urlò: “ma signora, non penserà che io … non c’è nulla da ridere! Sì, arrivederci!”

    Chiuse la comunicazione. Kudo l’osservava.

    “Che c’è?”

    “E mia madre?”

    “Ha chiuso”.

    “Ma dovevamo salutarci”.

    “Troppo tardi!”

    “Che razza di genitrice … almeno si può sapere che voleva?”

    “Sì; oggi, con suo sommo orrore, ha scoperto un capello bianco ed alcune rughette sotto gli occhi”.

    “Ed allora?”, chiese perplesso il giovane.

    “Mi ha chiesto di creare una versione anti-età dell’Aptx, così da poter contrastare gli anni che avanzano”.

    Shinichi spalancò la bocca, poi disse:

    “Ma è scema? E tu che le hai detto?”

    “Ho accettato!”

    “Ma sei scema?”

    La Miyano lo fulminò con un’occhiata.

    “Come, scusa?”

    “Niente … niente. Poi che ti ha chiesto? Sei diventata rossa ad un certo punto”.

    “…”, stava per riferirgli quello che sua madre le aveva detto: “se ami mio figlio, dovresti dirglielo prima che sia troppo tardi, invece di piombare a casa sua di notte con delle scuse!”, ma si fermò appena in tempo, aprendo e chiudendo la bocca senza proferir parola, come un pesce; in compenso divenne nuovamente porpora.

    “Non è … non è importante. Piuttosto, Kodai deve raccontarti una cosa strana!”

    “Ho visto che t’hanno pestato. Cos’è, hai allungato le mani su qualche studentessa ed il fidanzato t’ha aspettato nel posteggio e t’ha buttato in un cassonetto?”


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Sono stata una stupida! Se Shiho aveva bisogno di te non potevi abbandonarla nei guai”.
     
    .
  8. EleMaggy
     
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    Yukiko è sempre la solita. Va dritta al punto, eh? Comunque, Shinichi è proprio un tonno! Dice che vuole dare un anello a Ran e poi parla di Shiho! :asd:
    Kodai, fatti da parte! Ormai l'hanno capito anche i muri che Shiho è di Shinichi e non tua!
    Vai, Yukiko, continua così!!!
     
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  9. Gin48
     
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    E se gin le facesse saltare le cervella? :asd:
     
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  10. EleMaggy
     
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    Che bello il tuo primo messaggio :asd: !
     
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  11. Gin48
     
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    ja
     
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  12.  
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    Scusate il ritardo a commentare!!!
    Ahahah sto morendo dalle risate per la telefonata di Yukiko!!! Io adoro quella donna!!!

    CITAZIONE
    Non capisco a cosa tu ti riferisca e se pensi che possa innamorarmi di un’altra, tipo Shiho, ti sbagli di grosso!”

    “Io non ho mai parlato di Shiho; perché citi proprio lei?”

    già Shinichi, come mai citi proprio la Dea :shifty:???

    Perché ho il presentimento che quel Hide sia il maniaco??? ( e poi ho la folle idea che Hide sia la parte cattiva di Sanada, cioè è assurdo vero? ... vero? *tono preoccupato*)

    Comunque sia sono curiosa... Shinichi lascerà Ran e capirà, finalmente, di essere innamorato di Shiho? Lo scopriremo nel prossimo episodio, o meglio capitolo :asd:
     
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    Capitolo 15

    Piano d’azione

    “Non c’è nulla da ridere”, disse il giovane docente abbassando lo sguardo; Kudo fece segno ai due ospiti d’accomodarsi sui divani e, divenuto serio ed attento, iniziò a far lavorare il suo cervello da detective.

    Kodai spiegò dettagliatamente la situazione, rispose alle domande di Shinichi, gli mostrò la firma del professore sul registro. L’investigatore scrutava tutto e memorizzava ogni dettaglio; il suo cervello già elaborava mille teorie, mille scenari possibili, al contempo scartava le soluzioni più scontate e quelle più folli ed impossibili. Alla fine disse:

    “Bel mistero! Credo che i vostri timori siano fondati! Ho qualche teoria, ma sono tutte da dimostrare”.

    “Ero sicura che avresti trovato la questione interessante”, commentò Shiho, “ti prego, però, di non dire nulla alla polizia, almeno per ora. Sanada è un docente stimatissimo e membro di una famiglia di antichissimo lignaggio, non vogliamo suscitare uno scandalo che potrebbe distruggerlo; è il nostro mentore e non vogliamo che il suo buon nome sia infangato, è quasi un padre per noi”.

    “Mi chiedi molto!”

    “Lo so, ma ti prego di farlo per la nostra amicizia”, Miyano gli prese la mano e lo guardò negli occhi.

    “Sai che non posso rifiutarti nulla!”, commentò imbarazzato l’amico. Kodai tossicchiò e s’inserì nel discorso:

    “Ha detto d’aver ipotizzato delle teorie, quali sarebbero?”

    “La prima è che Sanada sia prigioniero di questo Hide, magari ricattato. Mi sembra la più scontata, ma anche la più probabile”.

    “Oppure?”, chiese Shiho.

    “Ho altre tre o quattro ipotesi, ma vanno dallo strano all’assurdo, e non voglio esporle senza aver fatto qualche indagine. Domani Sanada sarà in facoltà?”

    “In teoria dovrebbe, ma a questo punto non possiamo esserne certi”, rispose Susumu.

    “Allora facciamo così: Shiho, domattina, se il professore non dovesse presentarsi, avvisami, intanto io andrò a casa sua”.

    La giovane annuì.

    “Hide ha fatto intendere che conosce sia te sia me. L’hai mai visto o gli hai parlato?”

    “No, ne sono sicura!”

    “Strano, magari io sono famoso per i miei casi ed ha visto una mia foto sui giornali, ma tu?”

    “Non so cosa pensare!”, valutò la donna dai capelli ramati.

    “Bene, s’è fatto tardi. Credo che ci possiamo aggiornare per adesso. Ovviamente se dovesse accadere altro o se doveste ricordare qualcosa avvertitemi, a qualunque ora”.

    I due docenti si diressero all’ingresso, accompagnati dal detective.

    “A proposito, mi serve l’indirizzo di Sanada”.

    Shiho lo appuntò su un foglietto di carta e lo passò all’amico.

    “Ti ringrazio di tutto, Shinichi”.

    “Sai che ci sono sempre per te!”

    Kodai s’intromise salutando l’investigatore, che rientrò dentro. I due docenti si diressero verso casa Agasa. Sull’uscio Susumu salutò la sua collega ed andò via (in cuor suo era triste: s’era illuso che Shiho lo invitasse a rimanere, si sarebbe accontentato di dormire sul divano, ma la donna era già rientrata ed aveva chiuso la porta).



    La mattina seguente Ran si presentò di buon ora a villa Kudo. Durante la notte aveva pianto e riflettuto sull’ennesima lite con il suo ragazzo ed aveva deciso di andargli a parlare. Avendo le chiavi di casa entrò e trovò il suo fidanzato in cucina a bere il caffè.

    “Shinichi …”.

    Il giovane si voltò e, non appena la vide, le corse incontro abbracciandola. Lei appoggiò il capo sul suo petto e pose le sue braccia intorno alla sua robusta e sicura schiena.

    “Sono stata una stupida! Se Shiho aveva bisogno di te non potevi abbandonarla nei guai”.

    “Sai che litigare con te mi fa star male! Shiho era in difficoltà, al dipartimento l’hanno torchiata come un delinquente, non potevo rimanere indifferente”.

    “Lo so, lo so! Ma certe volte … ecco … formate una così bella coppia … ed io inizio a pensare troppo!”

    “Sei una sciocchina! Aiuto Shiho come aiuterei Sonoko o chiunque altro! … Magari Sonoko la farei penare un po’ di più! Ma non c’è niente tra di noi … e nulla ci sarà mai! Finché tu sarai al mio fianco non avrò bisogno di nessun’altra!”

    I due giovani si guardarono negli occhi e si scambiarono un bacio appassionato.

    “Se volete … vi lascio soli!”

    I due si girarono e videro Miyano che li osservava dalla porta mentre sbadigliava.

    “Ciao, Watson! Già in piedi?”

    “Sai che ho molto da fare in facoltà. Sono venuta a rubarti una tazza di caffè, poi vi lascio amoreggiare tranquillamente!”

    Ran divenne tutta rossa ed abbassò lo sguardo.

    “Come intendi procedere oggi?”, domandò la professoressa al detective. Questi rispose:

    “Andrò a fare un sopralluogo, farò il turista che osserva le bellezze locali e nel frattempo darò un’occhiata. Partirò subito dopo colazione”.

    “Di cosa si tratta?”, domandò Ran, sospettosa, nonostante i buoni propositi, “un nuovo caso?”

    Shinichi provvide a spiegarle ogni cosa, per evitare possibili fraintendimenti.

    “Ma se non sbaglio, Sanada ti conosce, se ti dovesse vedere saresti sospetto, da solo attorno a casa sua”. Valutò la karateka.

    “Non ha tutti i torti; dovresti munirti di una scusa valida”, disse Miyano che poi completò: “ci sono! Sarai in zona per una romantica passeggiata con la tua bella!”

    “Ti offri volontaria?”, la punzecchiò, con poco tatto, Kudo (che non s’accorse del velo di malinconia che aveva offuscato il volto di Mori).

    “No, bello! Non sono mica io la tua fidanzata! C’è qui la signorina dell’agenzia investigativa che sarà certamente ben felice di aiutarti e ben contenta d’essere lei, e nessun’altra, la tua compagna d’avventura!”

    “Io?”, domandò stupita la giovane alzando il capo.

    “E chi altrimenti? Non ci tengo proprio a rimanere da sola, in auto, con un giovanotto dallo sguardo fin troppo curioso”. Shiho scherzava, a modo suo, relativamente a quanto avvenuto nel bagno la sera del ricevimento, la cosa fu perfettamente intesa dall’amico che, sapeva quello essere un tasto che era meglio non toccare. Ran era perplessa.

    “Che intendi dire?”

    “Che il signor detective dell’Est ha la vista fin troppo lunga … specialmente quando deve guardare in posti dove a nessuno è permesso”. Kudo iniziava a preoccuparsi, quindi afferrò l’amica per il braccio e la tirò via.

    “Bene … credo che la nostra Shiho ci debba lasciare! Vatti a sistemare, che tra poco devi andare a lavoro!”, poi le sussurrò “… e smettila di dire cose compromettenti! Vuoi scatenare la guerra?”

    Andando a prendere il cappotto all’ingresso, la giovane completò: “non sono io quella che sbircia! Chi commette un illecito deve poi essere pronto a pagarne le conseguenze! Non si basa su questo l’applicazione della legge? … e tu dovresti saperlo!”, gli bisbigliò nell’orecchio.

    Kudo divenne rosso (un po’ per il ricordo di quanto visto, un po’ per la sensualità della voce mormorata nel suo padiglione auricolare dall’affascinante ex donna in nero), s’allontanò un po’ da lei e disse:

    “Ho già accettato di comprarti quelle borsette, che vuoi di più?”

    “Intanto le borsette non le ho ancora viste! E poi …”.

    “Shinichi, tutto bene?”

    La voce di Ran dalla cucina lo fece sobbalzare. Shiho completò:

    “Meglio che vada, va! … e cerca di darti una calmata, signor detective … sei tutto rosso. Poi va a finire che la tua ragazza si insospettisce”.

    Detto ciò uscì. Nel breve tragitto tra le due residenze, Miyano ebbe modo di ripensare a tutto quanto avvenuto in quella casa e si sentì un verme. Aver visto Ran baciare Shinichi l’aveva indispettita; da ex Donna in Nero era riuscita a dissimulare, ma fino ad un certo punto, ed era stata costretta a scappare, sì, scappare, per evitare di dire o fare qualcosa di compromettente. Purtroppo, però, non era riuscita del tutto a trattenere la sua lingua velenosa ed s’era vendicata punzecchiando e confondendo l’Holmes del terzo millennio.

    Shinichi, intanto, s’era ripreso ed era rientrato in cucina. Lì Ran aveva iniziato a far colazione.

    “Allora”, le chiese, “che ne dici? Vieni con me e m’aiuti con le indagini?”

    “Davvero vuoi il mio appoggio?”

    Annuì con convinzione. Forse non sarebbe stata una cattiva idea e magari si sarebbero riappacificati definitivamente.

    “Se non hai nulla da fare!”

    “In verità, ero passata per dirti che domani dovrò partire per il torneo di karate, ti ricordi che te ne avevo parlato prima di Natale. Starò via qualche settimana, tre al massimo, se dovessi arrivare in finale”.

    “Vero, hai ragione! Il torneo! Allora non ci vedremo! Avevo pensato di venire con te, ma con il serial killer ed ora questo altro caso io …”.

    La giovane scosse la testa, facendo dondolare la sua lunga chioma.

    “Non fa nulla! So che il tuo lavoro è importante. Facciamo così, allora: ti accompagno in questo appostamento a casa di Sanada e passiamo la giornata insieme, come se fossimo in gita. Però devo rientrare per le 19: devo preparare il borsone!”

    Shinichi accettò con gioia e salì di sopra a cambiarsi.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Non si preoccupi, professoressa, andrà tutto bene!”
     
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  14. EleMaggy
     
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    NO! Non devono riappacificarsi! Cosa succederebbe se il tonno regalasse l'anello all'uni... Ran! Dai, Shiho, non devi sentirti un verme. Continua così e vedrai che conquisterai quel "detective da strapazzo"!
     
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  15. Gin48
     
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    Lo dicevo che la soluzione migliore era un calibro 9 della pistola di gin :rulex: :rulex: :asd: :asd:
     
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91 replies since 13/4/2014, 13:07   5669 views
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