Posts written by Haibarafan

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    Non ho mai avuto intenzione di impiegarla, volevo solo far sapere che era andata avanti con la sua vita, mentre Kudo era rimasto bloccato.

    Non mi tentate con la doccia o una volta o l'altra mi bannano per oscenità...
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    Sinceramente, di Ran non mi interessava molto e non aveva ruolo nella storia più di tanto, la sua apparizione ad inizio storia era più che altro per inquadrare la situazione e spiegare che, comunque, s'era rifatta una vita (il mondo, per fortuna, non finisce con Kudo e le sue salme).

    O forse ho inteso male quel che hai detto. Volevi una maggior presenza di Ran nella trama?
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    Io tormento la Divina, e le faccio fare taaaaaaaaaaaante docce (!), ma il lieto fine glielo concedo sempre (se è un lieto fine sposare Kudo, ovviamente).
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    Dato il brutto tempo, per evitare problemi con internet, posto oggi l'ultimo aggiornamento; la nostra storia giunge a conclusione, spero che vi sia piaciuta. Commentate

    Capitolo 22

    Messaggio cifrato

    Kudo, intanto, era indeciso sul da farsi. Dopo che Char li aveva “scoperti” a baciarsi, non sembrava saggio telefonare alla villa per chiedere notizie; dal cellulare della sua amica dai capelli ramati, però, non arrivava alcun segno di vita. La preoccupazione del detective cresceva e di certo le parole di Sonoko, che per certe cose aveva un intuito formidabile, non lo tranquillizzavano.

    S’era fatto ormai pomeriggio e Shinichi aveva a stento mangiato un panino con Megure che lo teneva informato su un caso che stavano seguendo. L’ispettore andò via dopo il caffè ed il detective rimase a lavorare nella biblioteca. “Lavorare” era un eufemismo, in pratica prendeva i documenti che avrebbe dovuto controllare e li rigirava tra le mani senza nemmeno guardarli. S’alzò dallo scrittoio e si diresse al giradischi, quindi fece partire il disco di Wilson; la musica e le parole di “As time goes by” iniziarono a riecheggiare per la casa riportandolo ai giorni in cui era stato davvero felice per l’ultima volta. Udendo la voce del cantante, l’investigatore dell’Est, stanco e spossato, s’addormentò.

    Si svegliò di soprassalto qualche ora dopo, qualcosa di indefinito l’aveva destato. Si recò nuovamente al tavolo, indeciso sul da farsi, quando vide il cellulare lampeggiare, lo prese in mano e cliccò: era arrivato un messaggio … da Shiho. Il cuore gli si fermò nel petto, ma aprì comunque l’sms e lesse tre, enigmatiche, parole in italiano:

    “Sloggia, orsù, scocciatore”.

    “Tutto qui?”, si domandò Kudo davvero perplesso, “che cavolo significa? E perché in italiano?”; dopo qualche attimo, il detective si impose la calma e decise d’analizzare la questione in modo scientifico.

    “Shiho non si sente da quel nostro ultimo incontro al parco. Sia Jodie sia Sonoko concordano nell’affermare che alla villa la danno per malata. Che senso ha, quindi, il testo? Potrebbe averlo inviato Char spacciandosi per lei. Ma nel caso avrebbe composto un messaggio più chiaro che mi invitasse, in modo palese, a togliere il disturbo. Ma queste tre parole sono parecchio enigmatiche e, direi, nemmeno nello stile di Shiho. Ci deve essere altro!”.

    Shinichi prese il dizionario e tradusse il testo poi lo trascrisse su carta, lo scrisse in tutti i modi: in katakana, in hiragana, in inglese. In ogni caso il risultato non aveva senso. Iniziò a spazientirsi: “quella scema, poteva essere più chiara, cavolo. Perché in italiano? Per dimostrare che l’ha mandato lei e nessun altro? In effetti non mi risulta che Aznable parli italiano. Ma nemmeno io lo parlo. L’italiano uscì fuori quella volta in cui Shiho lesse l’Inferno … aspetta … aspetta un attimo. L’opera di Dante è in versi, e se dovessi mettere le parole in colonna?

    Prese un nuovo foglio e ricopiò le parole su tre righe diverse.

    Sloggia

    orsù

    scocciatore.

    Iniziò ad osservarle con attenzione, in quel mentre la porta della biblioteca si spalancò ed irruppe l’irruenza in persona: Sonoko.

    “T’avevo detto di farti sentire”, lo rimproverò, “visto che non ti facevi vivo ho pensato di passare a vedere”.

    “Il Consiglio d’amministrazione?”.

    “Ho rinviato il tutto di una settimana, ero troppo preoccupata. Allora, novità?”.

    L’amico le passò il foglio e la Suzuki l’osservò con attenzione mentre era informata di come il messaggio fosse giunto.

    “Se fosse una richiesta d’aiuto?”, domandò la donna.

    “Sì, c’ho pensato, ma …”, Kudo si fermò e le strappò di mano il pezzo di carta, “sono un cretino patentato! È così chiaro!”; e mentre diceva ciò modificò parzialmente il testo, poi lo passò nuovamente alla ricca ereditiera che lesse:

    “Sloggia

    Orsù

    Scocciatore”.

    “Ed allora? È sempre lo stesso testo con le maiuscole al posto delle minuscole”.

    “Esattamente! Leggi di seguito le tre lettere iniziali maiuscole”.

    “Sos. E quindi?”.

    “Sonoko, per favore, non mi far perdere tempo, leggile separatamente”.

    “S O S!! SOS, una richiesta d’aiuto. È in pericolo!”.

    “Io vado alla villa, tu, per favore, avverti la professoressa Jodie, chiedile se potrebbe inviare qualche agente in supporto. Il numero è nella mia agenda”.

    La Suzuki non fece in tempo ad aprire bocca che Shinichi era già giunto in auto e stava partendo alla volta della residenza degli Aznable.



    La villa s’ergeva maestosa e solenne come sempre. Nel salotto i padroni di casa stavano discutendo con degli ospiti.

    “La merce sarà pronta per la spedizione entro 48 ore, vi attenderà al molo 12 del porto di Yokohama, sul cargo “Red Comet”, sicuramente troverete i vini di vostro gradimento”.

    Char cessò di parlare, mentre gli Arabi presenti annuivano con soddisfazione, poi il capo delegazione disse:

    “Spero che non ci siano intoppi, signor Aznable, la nostra Guida, che Iddio lo protegga, non ama i contrattempi. Sarebbe un vero peccato se la nostra bella amicizia dovesse rovinarsi”.

    “Non accadrà, non si preoccupi”, intervenne la madre di Char con troppa irruenza; il suo interlocutore la fulminò con lo sguardo. Era già irritante che quella donna dovesse stare in mezzo ai piedi, per di più con il viso scoperto, ed in aggiunta … parlava con lui come se fossero alla pari. Ma, se Dio voleva, un giorno anche quel luogo blasfemo sarebbe stato purificato dalla vera Fede! Fino ad allora bisognava sopportare e … dissimulare. Char intervenne, interrompendo il filo dei pensieri dell’uomo:

    “Andrà tutto bene, è tutto sotto controllo”, sorrise con fare affabile.

    “E la sua deliziosa fidanzata?”, chiese uno dei presenti. “L’altra volta alla festa d’inaugurazione della villa è stato molto piacevole conversare con lei”.

    “Purtroppo non sta bene, questa influenza è davvero fastidiosa … ma in poco toglierà il disturbo, ne sono sicuro”, sorrise nuovamente, ma in modo più gelido.

    “Se Dio vuole!”, commentò il capo delegazione.

    “Se Dio vuole!”, ripeté Aznable.



    L’auto di Kudo, intanto, s’era fermata davanti al cancello della residenza. Come entrare? Iniziò a gironzolare attorno al muro perimetrale, fin quando non vide il ramo del grosso albero che sporgeva dal giardino sulla strada. Come la sua amica Sonoko, Shinichi ebbe l’idea d’usarlo per accedere al giardino; prese l’auto, la pose sotto il ramo, salì sul tettuccio e s’arrampicò. Anni di scorribande nei boschi delle Hawaii l’avevano reso agile come una scimmia, quindi non ebbe difficoltà ad atterrare nel giardino. Appena messi i piedi per terra si ricordò dei tre feroci cani da guardia e temette che lo aggredissero ma non arrivò nessuno.

    “Evidentemente sono chiusi in gabbia”, pensò.

    Passando davanti all’ingresso principale notò la lussuosa auto ferma in sosta e comprese: gli Aznable avevano ospiti, quindi i cani dovevano essere sotto chiave, meglio così! S’avvicinò al portone e lo trovò, ovviamente, chiuso, che fare? Girò attorno al palazzo e raggiunse la porta secondaria, quella dove Shiho l’aveva baciato (ed Aznable picchiato).

    “Essendo una porta di servizio c’è la possibilità che sia aperta o che qualcuno esca”, valutò tra sé e sé. Sentì all’improvviso delle voci e si nascose tra gli alberi.

    “Allora, mi raccomando, vai a comprare quel salmone, i clienti del padrone rimarranno a cena e solo ora mi sono accorto che abbiamo finito il pesce; se la signora dovesse notarlo saremmo nei guai, vai, di corsa, e torna il prima possibile”.

    Il cuoco, dicendo così, aprì la porta e, lasciandola aperta, accompagnò il suo collega all’ingresso secondario. Il detective non si fece scappare l’occasione: appena i due uomini furono al muro di cinta, egli, con uno scatto felino, entrò dentro e si diresse alla grande scalea.



    Capitolo 23

    Salvataggio

    Giunto nell’atrio, sentì voci e risate provenienti dal salotto (pensò fossero gli Aznable con i loro ospiti), con circospezione salì al piano superiore. Akai gli aveva mostrato una piantina della residenza e sapeva perfettamente dove trovare la sua amica. Giunto sul pianerottolo, Kudo udì una porta aprirsi, fece appena in tempo a nascondersi dietro una tenda, prima che una cameriera passasse con le lenzuola pulite in mano. La donna scese di sotto, Shinichi riprese la sua marcia con circospezione; in pochi passi raggiunse la porta della camera di Shiho. Appoggiò l’orecchio, ma non sentì nessuno parlare, allora ruotò la maniglia e sbirciò. La stanza era scarsamente illuminata ma si vedeva qualcuno sotto le coperte che respirava affannosamente.

    Il detective dell’Est entrò e s’avvicinò, l’aveva trovata! La professoressa Shiho Miyano era lì, in un bagno di sudore, con un respiro stanco, il viso pallido ed emaciato; le tastò il polso, il battito era accelerato. Sentendosi toccare, la donna aprì gli occhi e sorrise:
    “Sapevo che avresti capito, sapevo che saresti venuto”.

    “Non potevo lasciare nei guai la mia socia!”, disse egli sottovoce.

    “Credo che mi stiano avvelenando lentamente, sono sempre più debole, non resisterò a lungo!”.

    “Ho detto a Sonoko di chiamare la professoressa Jodie, tra poco l’FBI farà irruzione”.

    “Bene! Da quanto ho intuito, sotto ci sono i compratori, … i terroristi … forse possono prendere tutta la banda al completo”.

    Uno spasmo la fece gemere e mordere il lenzuolo.

    “Non ce la faccio, Shinichi, non che la faccio!”. Kudo le prese la mano e gliela strinse forte:

    “Sono qui, non ti lascio sola, resisti!”.

    Un secondo spasmo la fece gridare. Il detective sobbalzò, non l’aveva mai vista così. Si guardò intorno e vide la veste da camera dell’amica, le lasciò la mano e si diresse verso l’indumento, lo prese e glielo porse.

    “Che fai?”, gli chiese.

    “Ti porto via, mettiti la vestaglia ed andiamo!”, le disse mentre scostava le coperte.

    “Ma Char è di sotto, se ci vedessero …”, gli fece notare la donna che comunque, docilmente, obbediva ai suoi ordini.

    “Ha ospiti, non può dare spettacolo o scoprirebbero tutto, con un po’ di fortuna …”, e così parlando la prese tra le braccia.

    L’uomo, con il suo fardello sofferente, si avvicinò alle scale ed iniziò a scendere lentamente.

    “Sono pesante, sei sicuro di farcela?”, chiese Shiho, Kudo sorrise:

    “Sei una piuma, come quando eri Ai!”.

    “Sì, come no!”, tentò di ridacchiare lei, “e così, alla fine, sei riuscito a mettermi le mani addosso …”.

    Il detective sorrise di nuovo. Arrivati ai piedi dello scalone, una voce gelò loro il sangue.

    “Che sta succedendo? Dove andate?”. Si voltarono e videro il maggiordomo che, uscito dalla sala da pranzo, li osservava stupito.

    “Signora, lei non sta bene, non può muoversi”, insistette l’uomo. Kudo cercò d’avanzare verso il portone. “Fermi, ehi, dico a voi!”, persisteva il maggiordomo che, giunto presso la coppia, afferrò Shinichi ad un braccio. Tutto quel trambusto, ovviamente, attirò l’attenzione dei padroni di casa; Char aprì la porta del salotto e s’affacciò nell’atrio. Quando vide il detective con Shiho tra le braccia divenne bianco come un lenzuolo.

    “Signor Kudo, spero vorrà spiegarmi?”, urlò senza riflettere mentre s’avvicinava ai fuggiaschi.

    “Cosa pensa di fare?”, gli sibilò in faccia.

    “Salvo la mia Shiho!”, spiegò con fare sicuro l’investigatore.

    “Non credo proprio”, ribatté l’enologo. Shinichi, per nulla intimorito, alzò gli occhi dal suo interlocutore e guardo alle sue spalle, sorridendo. Aznable si voltò e vide sua madre e tutti gli ospiti arabi che osservavano la scena.

    “Signor Aznable, qualche problema?”, domandò sospettoso il capo delegazione.

    “Avanti, signor Aznable, spieghi ai suoi ospiti che la sua fidanzata ha spiato le vostre mosse e che tra poco sarete tutti arrestati, vediamo che ne pensano questi signori”, bisbigliò Shinichi con tono tronfio e sicuro. Char impallidì, ma mantenne la calma.

    “Ecco, Shiho è peggiorata, il signor Kudo, che mi attendeva nell’atrio, l’ha sentita ed è corso ad aiutarla. Dobbiamo portarla all’ospedale! Presto, presto …”; disse l’uomo mentre iniziava a fare strada, con mille premure, all’investigatore ed a Miyano.

    “La mia auto è sul fianco della villa, la faccia portare qui”, sussurrò Shinichi; Char con uno sguardo diede ordine al maggiordomo che corse fuori.

    “Piano, piano …”, suggeriva Aznable pieno di attenzioni all’uomo che portava in braccio la sua fidanzata. Giunsero nello spiazzo d’ingresso, mentre la porche del detective si fermava davanti al portone. L’enologo, tutto sudato, aprì lo sportello del passeggero, così Shinichi fece entrare Miyano e richiuse la porta. Poi si sedette dal lato del guidatore e mise in moto. Char, vedendosi ancora osservato dagli Arabi, usciti di casa dietro di loro, fece per salire in auto, ma Kudo bloccò le sicure. L’uomo iniziò a scuotere violentemente la maniglia della portiera.

    “Mi dispiace, signor Aznable, in auto non c’è posto!”, disse gelido il detective.

    “Signor Kudo, per favore … sono il fidanzato … come potrò spiegare il non essere venuto con voi?”, chiese implorante.

    “Francamente, non sono miei problemi!”, rispose Shinichi mettendo in moto e partendo a velocità.

    Uno degli Arabi, intanto, s’avvicinò al capo delegazione e sussurrò:

    “Ma questo tizio, quando è arrivato? Non abbiamo sentito il campanello e nessuno ha avvertito i padroni della sua presenza”.

    L’uomo annuì e poi disse:

    “Signor Aznable, vogliamo entrare in casa? C’è qualcosa di cui dovremmo parlare!”.

    “Pronto, Jodie? Sì, l’ho salvata, è in auto con me ora. Dove siete? Se vi sbrigate troverete anche i compratori e, forse, salverete la vita ad Aznable ed a sua madre. Ok, affido tutto a voi”.

    Chiusa la comunicazione, Kudo si voltò verso la giovane dai capelli ramati che era svenuta e le sfiorò la guancia con dolcezza:

    “Stavo per perderti”, mormorò, mentre l’auto correva all’ospedale centrale di Haido.

    Trascorsero alcuni giorni. Shiho fu salvata dai medici che la curarono, mentre l’FBI, giunta rapidamente a villa Aznable arrestò i terroristi salvando la vita di Char e della madre (che stavano per essere sgozzati).


    “Non ci vediamo per anni e poi, all’improvviso, finisco invischiato nella lotta al terrorismo due minuti dopo averti rivista. Inizio a pensare che tu porti sfortuna!”, commentò Kudo mentre la sua amica, in via di guarigione lo guardava con occhi increduli.

    “Io porto sfortuna? Questa è bella, signor venera salme!”.

    “Che intendi fare, ora?”, le chiese.

    “Quando sarò guarita tornerò a casa, mi aspettano i miei alunni e colleghi d’università. Perché?”.

    “Beh, ecco …”, balbettava il detective grattandosi la testa, “avevo pensato che, … se non ti dispiaceva … avresti potuto restare da me. Almeno per la convalescenza!”.

    “Una povera malata, sola ed indifesa, tra le grinfie di un satiro depravato? No, grazie”, ridacchiò.

    “Sono un perfetto gentiluomo, per tua informazione!”.

    “Ma se hai cercato di saltare addosso a Sonoko!”.

    “Ancora con questa storia? Ero ubriaco e confuso dalla tua presenza!”.

    “Oh, e perché la mia presenza ti confonderebbe?”. Chiese scrutandolo con occhi che brillavano di ilarità mista a malizia.

    “Non sei corretta! Sai cosa ho provato … cosa io provi ancora per te!”, disse francamente il giovane.

    “Shinichi”, Shiho assunse un tono serio, “lo so benissimo, ma quel capitolo è ormai chiuso per me”.

    “Non mi dirai che quel bacio non t’ha lasciato niente! In quel momento io ho capito che voglio stare con te e sono sicuro che anche tu lo pensi!”.

    “Quel che penso o voglio è irrilevante, non sono sola … c’è qualcun altro nella mia vita!”.

    Kudo raggelò: “Un altro … uomo?”, chiese con il cuore in gola.




    Capitolo 24

    Il segreto svelato

    In quel mentre, prima che la scienziata potesse rispondere, qualcuno bussò alla porta e dopo pochi attimi entrarono due bimbe, avevano circa la stessa età, ma una, bionda con vistose occhiaie ed un berrettino di lana nero in testa, era vispa e saltellava, l’altra, con capelli corvini ed occhi azzurri, era seriosa e con sguardo indagatore. Dietro di loro giunse la professoressa Jodie.

    “Ehilà, Silver Bullet, come va?”, chiese l’Americana sempre allegra, “ti presento mia figlia Akemi”. Ed indicò la bimba bionda che chiese:

    “Hey, tu sei il cool boy di mamma?”, poi si voltò verso il letto ed aggiunse, “ciao, zia Shiho, stai meglio?”.

    “Sì, tesoro, sto bene ora”, rispose la professoressa ramata. Intanto, l’altra bambina osservava in silenzio la scena e scrutava negli occhi Shinichi che era rimasto silente a fissarla.

    “Tu sei il famoso detective dell’Est? Mamma parla sempre di te … sai, un giorno anch’io sarò una detective”.

    “Ah, sì?”, chiese Kudo, “e come ti chiami?”.

    “Ai!”, rispose la bimba sicura mettendosi a braccia conserte e scrutandolo da testa a piedi, “significa amore”, puntualizzò la piccola.

    “Ai?”, domandò l’uomo guardando Jodie. “Scelta curiosa, ma scusa, Jodie, non avevate detto d’avere una figlia?”.

    “Infatti!”, rispose divertita la donna.

    “Ed allora questa qui?”, chiese l’investigatore indicando la piccola Ai.

    “Avevi ragione, mamma, non capisce nulla di donne!”, sentenziò la bambina guardando la madre.

    “Senti tu!”, protestò Kudo che si bloccò notando che Ai non s’era rivolta a Jodie, ma guardava verso il letto di Miyano. Shinichi si voltò e vide Shiho ridere: capì.

    “Tua … tua figlia?”, chiese con voce tremante. Shiho annuì divertita.

    “E chi … chi è il padre?”.

    Miyano tornò seria:

    “Jodie, per favore, vorreste lasciarci soli?”. L’agente americana acconsentì ed uscì con le due bambine.

    “Allora?”, insistette l’uomo, ormai agitato.

    “Ai è nata nove mesi dopo che ci siamo lasciati e vuol fare la detective. Secondo te, chi è suo padre?”.

    Kudo si sentì tremare le gambe e si sedette sul letto, poi balbettò:

    “Sono … sono io?”; la donna annuì.

    Shinichi si voltò verso la porta e rimase in silenzio a fissarla.

    “Sei sicura?”, chiese poi, guardando la donna negli occhi.

    “Non ho avuto altri uomini, fino al fidanzamento con Char, sono certa”.

    “Per questo mi hai lasciato?”.

    “No, non lo sapevo ancora. Ti lasciai perché mi sentivo in colpa per Ran, per quello che le avevamo fatto, per come aveva sofferto, mi sentivo inadeguata alla vita di coppia, il mio passato oscuro m’opprimeva e volli punirmi, volli fuggire da te e dalla felicità che potevamo avere vivendo insieme. Scoprii d’essere incinta solo il mese dopo facendo le analisi. Se l’avessi saputo non sarei partita, anche perché avevo allontanato la felicità, ma essa m’aveva seguito dandomi quella benedizione”.

    “Potevi dirmelo!”.

    “Dopo il modo in cui t’avevo trattato? Non era possibile”.

    “E l’hai cresciuta da sola?”; annuì.

    “A questo punto, devo recuperare il tempo perso. Ho una figlia che non conosco ed una donna che vorrei riscoprire. Shiho, ti chiedo di non andare via. Abbiamo sprecato degli anni, penso che ormai basti! Che questo sia un nuovo inizio per noi, per tutti noi!”.

    “Tu … tu mi vorresti ancora? Con una figlia?”.

    “Una figlia? È mia figlia! Certo che la voglio nella mia vita e voglio sua madre con lei!”.

    Miyano rimase in silenzio a pensare, mentre Kudo le teneva stretta la mano. L’attesa era snervante; Shinichi decise che non poteva attendere oltre.

    “Ok, mi costringi ad usare mezzi più persuasivi!”, disse con tono solenne mentre la donna si voltava ad osservarlo. Il giovane s’alzò in piedi e si inginocchiò, poi chiese:

    “Shiho Miyano, mi vuoi sposare?”.

    La donna dai capelli ramati rimase senza parole e si mise una mano sulla bocca mentre le lacrime le bagnavano il volto; non rispose nulla, ma mosse la testa facendo ondeggiare la chioma color rame. Il detective, pazzo di gioia, balzò in piedi e la bocca le baciò tutto tremante.

    Un secondo dopo la porta si spalancò e caddero nella stanza Jodie e Sonoko che stavano origliando.

    “Ma che combinate?”, domandò Ai guardandole con disappunto e scuotendo la testa, mentre Akemi ridacchiava felice. Shiho la chiamò a sé, la piccola s’avvicinò e Shinichi le disse:

    “Ai, ti dobbiamo dire una cosa!”, prese fiato per cercare le parole adatte; come spiegare ad una bimba che quell’uomo era suo padre e che ora avrebbero vissuto insieme come una vera famiglia? Come rendere il tutto comprensibile per una bambina di così tenera età? Ma la giovane Kudo lo prevenne:

    “Tu sei mio papà e vuoi sposare la mamma!”, tutti rimasero ammutoliti.

    “Ma come hai fatto?”, chiese Akemi stupita. Ai la guardò con sufficienza, come se avesse detto una solenne cretinata, e, incrociando le braccia al petto, rispose:

    “È talmente evidente, anzi elementare, che non c’è neppure bisogno di spiegartelo. Ci sono tutti gli indizi qui davanti ai tuoi occhi, devi solo metterli insieme”.

    “Hai ancora qualche dubbio sull’identità di suo padre?”, chiese Shiho a Shinichi sbalordito.

    “No!”, disse solo e la baciò nuovamente, ed in quel bacio entrambi sentirono ciò che non s’erano mai detti, i sentimenti che avevano celato sempre. Sembrava che quel bacio contenesse tutti i baci del mondo, non solo i loro, ma quelli di ogni coppia che si fosse mai amata da quando era apparso l’uomo sulla Terra: era solo un bacio, sì, … ma racchiudeva l’universo.




    FINE
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    Sono davvero spiacente, ma spero che riparino il guasto per sabato, ma conoscendo la Telecom temo che sia una pia speranza.
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    Questa settimana, purtroppo, niente aggiornamento, ho internet guasto sul pc, spero che il problema si risolva per sabato prossimo.
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    Nuovo appuntamento, il penultimo della storia, sabato prossimo il gran finale con gli ultimi 3 capitoli. Buona lettura.

    Capitolo 20

    Il contrattacco di Char

    Char corse fuori dalla cantina, la richiuse a chiave ed andò in cerca di sua madre, dovevano trovare una soluzione.

    L’anziana signora era nella biblioteca dove leggeva Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut, Char entrò con volto funereo e si sedette, distrutto, sul divano di fronte a lei. La donna chiuse il libro e chiese:

    “Che succede?”.

    “Temo che siamo in pericolo”. Destata così l’attenzione della genitrice, Aznable spiegò tutto quello che era accaduto la sera prima e le sue scoperte della mattina. La signora divenne una furia:

    “Ti avevo avvertito di non fidarti di quella sgualdrina dai capelli ramati; lo sapevo che era solo una che porta problemi! Sei un idiota, non hai mai capito nulla di donne. M’era sembrato che ci fosse troppo affiatamento tra lei e quel detective!”.

    “Ma che facciamo ora?”.

    “Abbiamo poco tempo. Se hanno un campione del prodotto, lo faranno analizzare. Per ora ci sono le vacanze invernali, questo dovrebbe rallentarli un po’, ma abbiamo l’acqua alla gola. Dobbiamo anticipare la riunione con i compratori ed eventualmente concludere il tutto il prima possibile”.

    “E con lei che facciamo?”.

    “Deve sparire, sa troppe cose!”.

    “Ok, la farò fuori appena rientra!”.

    “Non essere irruente, figliolo. Se sparisse da un momento all’altro, il suo amichetto si preoccuperebbe. Qui siamo a Tokyo, in pratica nel parco dei divertimenti del signor Kudo. Ha tali agganci nella polizia che ci ritroveremmo in galera senza nemmeno un processo. No, dobbiamo risolvere il tutto in modo pulito. Ci vorrà qualche giorno … ma guadagneremo il tempo che ci serve”.

    “Che cosa hai in mente?”.

    La donna aprì il medaglione che portava al collo e mostrò il contenuto a suo figlio:

    “Lo tengo sempre con me, per ogni evenienza. È un veleno letale ma a lenta azione. Se lo diluiamo nel latte che prende la mattina, in pochi giorni la nostra Shiho ci lascerà senza un perché, dal momento che la sostanza non risulta ai normali controlli tossicologici”.

    “Ma Kudo non si fermerà se la sua bella dovesse morire misteriosamente”.

    “Che indaghi pure, nel frattempo avremo lasciato il paese!”.

    “Ok, faremo così, ci penserò io”.

    “No, me ne occuperò io stessa, tu ti sei fatto infinocchiare già abbastanza da quella strega”.

    Aznable chinò il capo, la madre riprese:

    “Spero che questo ti serva da lezione e che la prossima volta ascolterai i miei dubbi sulla ragazza che vuoi frequentare. E pensare che questa te la volevi pure sposare!”.

    “Scusami”, disse con tono supplichevole.

    “Non fa niente, ma tieni a mente questo: solo io sarò sempre al tuo fianco. Delle altre donne non puoi e non devi fidarti, mai! Divertiti con loro, se vuoi, ma non consegnare il tuo cuore a nessuna, o ella t’avrà in suo potere e ti distruggerà”.



    In quello stesso momento, un’ignara Shiho era al tempio di Beika per la rituale preghiera di Capodanno.

    “Ero sicuro che t’avrei trovata qui!”, bisbigliò una ben nota voce alle sue orecchie. Senza neanche voltarsi, la professoressa commentò:

    “Ero certa che avresti intuito il mio proposito. Akai m’ha contattata questa mattina e m’ha confermato che tutto è andato come doveva; ora bisogna solo aspettare”.

    Shinichi provò a stringerla a sé, ma ella si allontanò.

    “Scemo, è pieno di gente, qualcuno che conosce Char ci potrebbe vedere”.

    “Ed allora? Ieri il tuo bello c’ha beccati in flagrante, ormai il peso delle corna graverà sulla sua bionda chioma!”.

    “Non ci sono corna di alcun tipo e su nessuna chioma. Ieri ho poi sistemato ogni cosa e ne ho approfittato per rimettere a posto la chiave”.


    Udendo ciò, Kudo l’afferrò per le spalle e la fece voltare verso di sé, poi mormorò:

    “Hai … avete fatto l’amore?”.

    “Cosa credi, che mi diverta? Era l’unico modo per rimanere in quella casa, sua madre non mi stima, solo confermando il mio eterno amore per lui ho salvato il tutto. Ma è ormai cosa di poco tempo; appena avremo i dati di conferma sarà tutto finito”.

    Il detective divenne cupo in volto e la lasciò andare.

    “E non fare il muso! Non è nulla”.

    “Evidentemente non è nulla per te, ma è tutto per me. Comunque hai ragione, non sono affari miei, m’ero illuso per un attimo, ma ho sbagliato. Ok, ti auguro buon anno, ci si vede”.

    Detto ciò, s’allontanò dal tempio e ritornò a casa.



    Anche la professoressa, dopo poco, fece rientro a villa Aznable. Fu accolta dal fidanzato che ostentava affetto e calma.

    “Tesoro!”, le disse dandole un bacio sulla guancia, “com’è andata al tempio?”.

    “Una gran folla, ma ho fatto quel che dovevo. Tu? Tutto bene?”.

    “Sì, ho saputo dai compratori che attendevo per quella partita di vini di cui t’avevo parlato, che hanno intenzione di venire qui il 6 per discutere dell’acquisto”.

    “I compratori arabi di cui m’avevi accennato il mese scorso?”.

    “Proprio loro, se tutto andrà come deve, il nome degli Aznable sarà famoso ovunque nel mondo!”.

    Shiho annuì distrattamente, e, toltasi il cappotto, si diresse alla scalinata per il piano superiore. Arrivata sul primo gradino si voltò e commentò:

    “Strano però. Gli Arabi non bevono alcolici”.

    “Non tutti gli Arabi rispettano i precetti religiosi!”, spiegò il fidanzato. Miyano riprese a salire mentre Char si diresse in biblioteca dalla madre.

    “Le ho fatto ventilare che arriveranno i compratori, così per 6 giorni di certo non fuggirà di qui”.

    “Ottimo, avremo il tempo d’agire”, annuì soddisfatta la donna, “il veleno la eliminerà il pochi giorni, da qui ad una settimana non avrà nemmeno la forza d’alzarsi dal letto. Inizieremo subito”.

    “Subito?”, chiese Char dubbioso.

    “Penso proprio che la tua deliziosa fidanzata gradirà questa tazza di tè, dopo aver passato la mattinata al freddo per pregare”, disse con sguardo complice la signora porgendo al figlio una fumante tazza di tè oolong. Aznable la prese in mano e deglutì:

    “Vuoi dire che …”.

    “Meglio che glielo porti subito”.

    L’enologo si voltò verso la porta ma fu richiamato dalla madre:

    “Ovviamente ti sconsiglio di berlo!”. L’uomo annuì ed uscì. In quello stesso momento Miyano si preparava ad infilarsi in doccia, quando sentì bussare e poco dopo vide entrare il fidanzato con la tazza.

    “Mamma ha fatto preparare il tè, ho pensato che ne gradiresti una tazza. So che ti piace e questa è bella fumante, proprio come la vuoi tu. Con il freddo che fa oggi, poi …”.

    Shiho chinò gentilmente il capo in segno d’approvazione, il fidanzato poggiò la tazza sul mobile e si sedette sul letto ad osservare.

    “Ma che fai?”, chiese la professoressa.

    “Sei così bella, volevo memorizzare ogni aspetto della tua persona, per non dimenticarmene mai”.

    “Sei strano. Sembra quasi che ci dobbiamo lasciare!”.

    “Nel domani non c’è certezza”, rispose criptico l’uomo, “magari potresti trovare quel Kudo più affascinante di me!”.

    “Ancora con questa storia?”.

    “Hai ragione, scusa, argomento concluso. Ma ora … bevi!”.

    Shiho prese la tazza, vi soffiò un po’ di sopra e la portò alle labbra.

    “Troppo caldo!”, commentò scostandola dalla bocca.

    “Ma va bevuto così”, argomentò Char. Miyano riprese a bere e svuotò la tazza poggiandola poi nel piattino.

    “Contento? Ora vado a farmi una doccia”.

    “Vengo anch’io!”.

    “Non credo proprio”, e così dicendo gli indicò l’uscita.

    “Un giorno la pagherai”, disse ridacchiando Aznable. Ma Shiho lo spinse fuori dalla stanza.




    Capitolo 21

    Incontro al parco

    Erano trascorsi due giorni ormai. Shiho e Shinichi non si vedevano da Capodanno. Quella mattina, stranamente, un msm squillò nel cellulare del detective che lesse:

    “Al parco Beika alle 12. Dott. J. Watson”.

    Il cuore gli batté all’impazzata, eppure la cosa risultava strana. Perché Shiho doveva contattarlo? Era Akai ad occuparsi di questo aspetto. Kudo provò a telefonargli, ma il cellulare era spento. Allora chiamò Jodie.

    “Hey, cool boy, come va?”.

    “Professoressa, c’è Shuichi? Dovrei parlargli”.

    “No. My husband è tornato negli States per concordare le ultime mosse contro Aznable. A quest’ora sarà in volo sul Pacifico. Perché? Hai bisogno di qualcosa?”.

    “Niente, non si preoccupi. Ma le analisi a che punto sono?”.

    “Con le vacanze natalizie c’è mezzo mondo bloccato, Shu è andato anche per chiedere di velocizzare il tutto. Ma sai com’è la burocrazia”.

    “Ok, la saluto, ci sentiamo poi”.

    Il detective chiuse la comunicazione e, pensieroso, si recò al parco per l’incontro.

    Il parco, spoglio e coperto da un fitto manto candido, sembrava un mondo fiabesco. Non avrebbe destato stupore incontrare la mitica “regina della neve” in un posto simile. Kudo si ritrovò a pensare a queste romanticherie ridicole e rise di se stesso. Ma forse tali riflessioni erano comprensibili, dato ciò che osservava da lontano. Forse non era la “regina della neve” e non congelava a morte gli uomini che le si avvicinavano, ma per lui quella donna dai capelli ramati seduta su una panchina era davvero un essere divino.
    Dopo aver dato un’ultima occhiata in giro, il detective, con finta noncuranza, si sedette al suo fianco.

    “Come mai mi hai chiamato?”.

    “Ho cercato di parlare con Akai, ma non è reperibile, avevo notizie importanti e volevo sapere se c’erano novità”.

    “Novità nessuna, le festività rallentano tutto, che notizie porti?”.

    “Char ha previsto di concludere l’affare dei vini prima del previsto, il 6 Gennaio arriveranno gli acquirenti arabi”.

    “Ma è tra quattro giorni!”.

    Shiho non rispose. Shinichi si voltò verso di lei e la vide strana in volto.

    “Ma che hai?”, chiese.

    “Nulla, sono alcuni giorni che mi sento strana: non ho quasi forze, ed anche solo alzarmi dal letto sta diventando un problema. Solo venire qua è stata un’impresa. In più mia suocera mi controlla, ho dovuto attendere due giorni prima di riuscire a contattarvi”.

    “Forse ti dai troppo da fare … a letto!”, rispose acidamente il giovane.

    “Che vuoi dire?”.

    “Che, magari, tu ed il tuo amichetto vi stancate troppo, tutto qui”.

    “Come, scusa?”, replicò sconcertata Miyano. Non poteva credere che Shinichi Kudo fosse preda di quello che un comune mortale avrebbe chiamato “attacco di gelosia”. Si sforzò di riderci su.

    “Sei geloso?”, chiese senza troppi giri di parole.

    “Sto facendo una costatazione!”. Con molto sforzo, la donna rise.

    “Vedo che ti diverti; ma non sono mai stato più serio in vita mia”. Dall’espressione in viso era chiaro che il detective non diceva per scherzo, era davvero arrabbiato.

    “Sorvolando che non sono tecnicamente fatti tuoi”, replicò la scienziata ora con tono di voce più serio, “sappi che sono diversi giorni che Char nemmeno si avvicina a me. Certo, mi porta la colazione in camera, mi prepara il tè, è gentile come sempre, ma non c’è stato altro. Che poi mi debba sentir rimproverare da uno che nascose per mesi la sua identità solo per seguire un caso, mentendo alla ragazza a cui voleva bene, mentre viveva a casa sua, ha dell’incredibile! Se tu avessi trovato la bottiglia velocemente, non avrei dovuto baciarti, Char non si sarebbe ingelosito e non avrei dovuto calmarlo!”.

    “Quindi è colpa mia?”, chiese irato Kudo.

    “Di certo non è mia!”, commentò seraficamente Miyano, “sono solo venuta per dirti dell’incontro del 6; parlane con Jodie e vedete che volete fare. Ora, se permetti, vado via, mi sento stanca, forse ho la febbre”.

    Shiho s’alzò, ma barcollò pericolosamente e Shinichi dovette sostenerla.

    “Non stai bene!”, disse ora preoccupato.

    “Davvero?”, domandò piccata lei che, liberatasi dall’abbraccio dell’amico si allontanò.

    Mentre andava via, Kudo, vedendola di spalle, si diede dell’idiota. Era corso lì come uno scolaretto con la cotta e s’era comportato come un cretino.

    “Ma perché le ho detto quelle cose orribili?”, si pentì appena ella fu uscita dal parco. In preda allo sconforto, il giovane tornò a casa.



    Giunto alla residenza dei Kudo, il detective avvertì Jodie delle novità. L’agente rispose che avrebbe segnalato il tutto ad Akai e gli disse di rimanere in attesa di nuovi ordini. Passarono tre giorni, poi arrivò la risposta che non fu confortante: l’FBI non aveva ancora completato le analisi, quindi l’operazione non poteva concludersi, si doveva aspettare.

    “Ma se quelli chiudono l’affare, sarà tutto inutile!”, urlava Kudo al telefono.

    “Lo so, cool boy, ma questo è quanto mi hanno detto dalla sede centrale. Piuttosto, sono due giorni che cerco di parlare con Shiho, ma non riesco a contattarla. Ho anche rischiato di farmi scoprire e le ho telefonato alla villa presentandomi come una sua collega d’università. Il maggiordomo m’ha detto che è malata e non può venire al telefono. Tu ne sai qualcosa?”. La notizia allarmò Shinichi.

    “Quando ci siamo visti l’ultima volta mi disse di non stare troppo bene, ma non ho idea di cosa abbia. Non la sento da allora”.

    “Non allarmiamoci, magari è soltanto indisposta. Vedremo come evolve la situazione, ci sentiamo poi. Bye”.

    Jodie chiuse la comunicazione, ma lasciò in Shinichi una bruttissima sensazione. Rotti gli indugi provò a comporre il numero del cellulare di Miyano, ma poi si fermò; le aveva detto più volte d’essere prudente. Quindi provò a mandarle un messaggio.

    “Ehi, J.W., tutto bene?”.

    Inviò il testo e rimase in attesa. Trascorse tutto il pomeriggio davanti al cellulare aspettando una qualunque risposa. Anche se fosse stata una battuta acida, di quelle tipiche di Shiho, l’avrebbe letta con gioia. Ma non arrivò nulla. Né quel giorno e neppure il seguente.

    Più il silenzio della sua amica si prolungava, più il detective si agitava. Non aveva mai provato sensazioni simili, forse un paio di volte nella sua vita, e la cosa lo indisponeva. Ma più di tutto lo turbava il silenzio. Che fosse arrabbiata con lui? Possibile, ma perché non contattava nemmeno Jodie o Akai? Alla fine provò l’unica cosa che gli era rimasta, avvertì Sonoko.

    La Suzuki era nel mezzo di una riunione con il consiglio d’amministrazione, ma quando sentì che era Shinichi a cercarla, mollò tutto e corse al telefono. L’investigatore le spiegò tutto brevemente.

    “Ok”, disse la manager, “chiamerò la villa e vedrò se me la passano”.

    “Ti ringrazio, sei un tesoro, aspetto tue nuove”.

    Chiusa la comunicazione, Sonoko compose il numero. Rispose il solerte maggiordomo che ella ben conosceva. L’anziano uomo la fece attendere pochissimo, poi tornò a riferire.

    “Sono spiacente, signora, ma la signora è leggermente indisposta e non può venire al telefono. La saluta e la ringrazia per averla cercata. Appena si sarà rimessa sarà sua premura contattarla di persona. Buon giorno”.

    Detto ciò la comunicazione s’interruppe. La Suzuki rimase ad osservare il telefono che mandava il tipico suono di linea libera. Era interdetta: Sonoko Suzuki non era abituata ad essere tratta in quel modo, quel sussiego era davvero fastidioso ed il tono accomodante di quella vecchia mummia la mandava fuori di testa. Iniziò a ticchettare con l’unghia dell’indice sinistro sul tavolo di legno pregiato del suo ufficio. In quel mentre entrò la segretaria; la giovane Rei non notò quel gesto rivelatore (era ben noto che se la presidentessa colpiva il tavolo con l’indice era di umore nerissimo).

    “Signora, il consiglio d’amministrazione l’aspetta!”, finì di dire la frase quando notò l’indice: avrebbe preferito morire un secondo prima. Le urla della Suzuki si sentirono per ogni dove.

    “Che aspettino! Riprenderemo quando sarò comoda! Non vedi che sono al telefono? Fuori di qui!”; Rei si fece minuscola come una mosca e scappò via. Dopo la sua segretaria, fu la volta del maggiordomo:

    “Quel vecchio rimbambito! Come osa congedarmi in quel modo? Sono Sonoko Suzuki e voglio parlare con una mia amica e quello mi chiude il telefono in faccia?”.

    Il telefono volò via dal tavolo portando con sé il cavo e tutta la presa attaccata al muro. La donna iniziò a girare su e giù per l’ufficio, come un leone in gabbia. Alla fine, calmatasi, telefonò con il cellulare a Kudo per avvertirlo.

    “Non so cosa stia accadendo, ma sembra che sia malata. Ho avuto una brutta sensazione mentre parlavo con il maggiordomo. Temo che sia in pericolo. Se Makoto fosse qui andrei con lui a vedere cosa succede, ma da sola … e c’ho pure la riunione del Consiglio …”.
    “Ti ringrazio, amica mia, da qui in poi ci penso io. Hai fatto abbastanza”.

    “Shinichi, stai attento. E fammi sapere com’è andata”.

    Chiuse la telefonata; in quel momento il vice presidente, suo cognato, entrò nell’ufficio.

    “Sonoko … ti aspettano”.

    La donna annuì ed andò con lui.



    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “La merce sarà pronta per la spedizione entro 48 ore, vi attenderà al molo 12 del porto di Yokohama, sul cargo “Red Comet”, sicuramente troverete i vini di vostro gradimento”.
  8. .
    Eccoci al nuovo aggiornamento. Abbiamo lasciato un fidanzato che va in cantina, una riccona che fa la vamp ed una coppia di spioni che cerca bottiglie. Che accadrà? Ci si vede sabato prossimo.


    Capitolo 18

    Per un soffio

    Shiho e Shinichi stavano ancora controllando le bottiglie, quando ad un tratto, Miyano si fermò ad osservarne una in particolare.

    “Che c’è?”, le chiese l’amico.

    La donna non disse nulla ma prese la bottiglia davanti a sé e la estrasse dal suo alloggiamento.

    “Annata 1945; quella della bomba atomica!”.

    La capovolse e, con stupore e felicità, osservò che il contenuto non era liquido ma solido, sembrava composta da granelli di terra.

    “Uranio!”, sentenziò Kudo esaltato, “sei un genio!”.

    “Lo so!”.

    “Guarda, ci sono diverse bottiglie di quell’anno e, a quanto sembra, sono tutte piene di uranio”. Così dicendo il detective prese alcune altre bottiglie e le mostrò una alla volta alla sua complice, ma quando stava per riporre l’ultima, questa gli scappò di mano e si infranse al suolo spargendo il suo contenuto.

    “Dannazione”, imprecò il giovane, “tu vai a vedere se arriva qualcuno, abbiamo tempi stretti, io sistemo qui”.

    Mentre Shiho apriva uno spiraglio nella porta per guardare fuori, Shinichi raccolse i cocci, e li buttò in un secchio dell’immondizia. La parte della bottiglia che era rimasta più sana (quella con il collo ed il tappo) la rimise al suo posto, prese un po’ d’uranio da terra e lo pose in un sacchetto che Akai gli aveva dato per le prove e spazzò il rimanente disperdendolo nell’ambiente. Se non si fossero avvicinati troppo a quella sezione nessuno avrebbe notato il guaio compiuto.

    Fatto ciò il detective raggiunse la porta e, con Shiho, uscì in corridoio richiudendo e bloccando la serratura. Stava per ridare la chiave alla sua complice quando sentirono le voci di Char e del maggiordomo:

    “Quella donna è davvero esuberante, non trovi?”.

    “Sì, signore!”.

    “Dovremo invitarla altre volte, magari da sola e nella dependance”.

    “Sì, signore”.

    “Che facciamo?”, bisbigliò Kudo a Miyano, “stanno venendo qui!”.

    Shiho non si diede per vinta, si voltò in giro e vide, in fondo al corridoio, la porta di servizio che conduceva nel giardino e che usavano per le consegne dei fornitori.

    “Vieni con me!”, disse con tono perentorio la giovane, il detective la seguì in silenzio. Prima d’aprire la porta Miyano accese la luce esterna, così da rendere il patio totalmente visibile.

    “Ridammi la chiave”, disse poi mentre Kudo, perplesso le passava l’oggetto che ella provvide a nascondere nella scollatura.

    “Ma con la luce accesa ci vedranno!”, fece notare il giovane.

    “Esattamente, dobbiamo evitare che Char cerchi d’entrare in quella cantina o scoprirà tutto”.

    “E come vuoi fare?”.

    “Lo distrarremo!”.

    Mentre diceva ciò la coppia s’era già posizionata proprio fuori dalla porta a vetri che dava sull’esterno, esattamente sotto la luce.

    “Saranno qui fra pochi attimi”, disse, e poi, prima che Shinichi capisse qualcosa, lo afferrò e lo baciò con tutto il trasporto e la passione di cui era capace. Il giovane, per un attimo rimase spiazzato, ma quando le sue labbra ricordarono il dolce tocco delle labbra di quella ragazza … nulla ebbe più importanza, la strinse a sé come non faceva ormai da anni e, per la prima volta, si sentì di nuovo vivo. Anche se fossero stati uccisi ne sarebbe valsa comunque la pena.


    Char era nel frattempo giunto davanti alla porta della cantina e stava cercando la chiave speciale nel mazzo che teneva sempre con sé. Stranamente non riusciva a trovarla, si stava spazientendo quando il vecchio e fidato Okita richiamò la sua attenzione verso la porta a vetri. L’enologo distolse lo sguardo dalle chiavi e vide una cosa sconvolgente: la sua Shiho si stava baciando con Kudo!
    L’idillio romantico che aveva luogo sul patio non durò molto. Ad un tratto Shinichi si sentì strattonare con violenza e fu costretto a separarsi da Miyano; si voltò e vide gli occhi furenti di Aznable che li osservavano con odio ed ira. Tali sentimenti furono ben rappresentati dal violento pugno che lo buttò a terra, il maggiordomo intervenne per impedire che il suo padrone gli saltasse addosso.

    “Come osi prendere ciò che non è tuo?”.

    “Lei non è una tua proprietà, Aznable!”.

    “Non sono nemmeno tua!”, intervenne Shiho stringendosi al fidanzato, “Char, tesoro, per fortuna sei arrivato, Shinichi m’ha chiesto di vedere il giardino e poi m’ha baciato a tradimento!”.

    “Signor Kudo, credo che debba andare via!”, sentenziò il giovane enologo, “accompagnalo alla porta”.

    Il maggiordomo effettuò un profondo inchino ed indicò l’uscita all’ospite. Proprio in quel momento si sentirono i rintocchi della mezzanotte. Mentre andava via, Shinichi, con tono sbruffone e sguardo di sfida gli disse:

    “Buon Anno, signor Aznable!”.

    Giunto all’ingresso, Shinichi incontrò Sonoko, preoccupatissima, e la portò via. La missione era compiuta.



    In breve la coppia, contenta ed esaltata, giunse a villa Suzuki. Il detective dell’Est fece scendere la sua amica e partì per andare ad incontrarsi con Akai che lo attendeva a villa Kudo. Intanto un fidanzato furente, dopo aver rapidamente congedato i propri ospiti, scatenava la sua ira contro la sua donna.

    “Ti stavi baciando con lui! Nella mia casa, sotto il mio tetto, a pochi giorni dal nostro matrimonio!!”.

    Le urla attirarono la madre di Char che entrò nel salotto e, dopo esser stata rapidamente informata, si schierò immediatamente con il proprio figlio:

    “Ci hai molto deluso, Shiho!”, disse l’arcigna matriarca.

    “Credo che dovremmo annullare le nozze”, concluse Aznable adirato. Miyano, in cuor suo gioiva, ma preferì simulare almeno un po’:
    “No, ti prego, caro, ti amo, non roviniamo tutto così. È stato Shinichi che m’è saltato addosso, io non volevo”.

    “Se è così, dovremmo denunciarlo per aggressione!”, sentenziò il giovane. Shiho e sua madre s’irrigidirono.

    “Ma, caro, Shinichi è amico di tutti i poliziotti della città, nessuno ci darebbe retta”.

    “Ha ragione lei, Char, meglio non mettere di mezzo la polizia”.

    “Ma madre …”.

    “Per questa notte dimentichiamo tutto e consideriamo chiusa questa spiacevole questione; domani si vedrà”, deliberò l’anziana signora con tono che non ammetteva repliche.

    Shiho, soddisfatta (sebbene sfumasse la possibilità di farsi allontanare dalla villa), si ritirò in camera. La vecchia signora Aznable, rimasta sola con il figlio, lo rimproverò con tono durissimo:

    “La polizia! Ma sei tutto scemo? L’ultima cosa che vogliamo è avere gli sbirri in casa che fanno domande”.

    “Ma quel Kudo m’ha offeso, ha preso una cosa mia …”.

    “Avrai la tua vendetta … ma non è ora il momento. Tra una settimana ci sarà la riunione con i compratori del nostro vino speciale, ci manca solo la polizia … piuttosto … dovresti mollare quella donna, non è degna di te; te l’ho sempre detto”.

    “No, lei è mia!”.

    Detto ciò i due andarono a dormire per la notte.



    Capitolo 19

    A mente fredda

    Shinichi rientrò a casa tutto contento e lì trovò Akai che lo attendeva. Il giovane gli fece una rapida relazione su quanto avvenuto e consegnò la bustina con il presunto uranio.

    “Bene”, commentò Akai, “la darò subito ai nostri esperti per avere le prove che ci servono”.

    “Quanto pensi ci vorrà?”.

    “Un paio di giorni, forse una settimana. La dovrò spedire a Washington, alla sede centrale del Bureau”.

    “Quindi Shiho dovrà rimanere in quella casa ancora per qualche giorno”.

    “Sei preoccupato? … o geloso?”.

    “Preoccupato … naturalmente”.

    “Mia moglie non è del tuo stesso parere!”.

    “Dille di farsi gli affari suoi”.

    Shuichi sorrise lievemente, salutò con un gesto della mano ed andò via.

    “Ancora una settimana …”, pensò Kudo andando a dormire.


    Chi ancora non dormiva era la sua socia dai capelli ramati. Dopo la discussione con Char e sua madre, Shiho doveva ancora attuare l’ultima parte del loro piano, forse la più pericolosa: riporre la chiave della cantina nel mazzo del suo fidanzato. Lo attese in camera, distesa sul letto, coperta dalla vestaglia che egli le aveva regalato sei mesi prima, uno dei capi d’abbigliamento più sensuali che avesse mai avuto. S’era appoggiata con le spalle alla testiera del letto matrimoniale, una delle gambe era sollevata, così da rimanere scoperta e messa in mostra attraverso il tessuto. Aznable rientrò dopo aver dato la buonanotte alla madre. La vide e sorrise.

    “Cos’è, un tentativo di fare pace?”, le chiese con tono complice.

    “Ti giuro che non è stata colpa mia; in passato io e Kudo c’eravamo frequentati per qualche settimana, ma poi lo lasciai per seguire la mia carriera ed egli, evidentemente, crede che tra noi non sia finita. Ma non è così!”.

    Mentre diceva ciò, con una mano arricciava una ciocca dei suoi capelli e teneva gli occhi bassi, come se si vergognasse di quanto dovesse confessare. Char le prese delicatamente il mento con due dita e le sollevò il capo, così da poter incrociare il suo sguardo. I suoi meravigliosi occhi brillavano, avrebbero ottenuto il perdono per qualsiasi colpa (e questo Miyano lo sapeva bene).

    “Tesoro, tu sei mia, nessun detective ti ruberà a me!”, e la baciò con passione. Shiho, dopo qualche secondo si staccò dalle sue labbra e disse:

    “Aspetta! Perché prima non ti fai una doccia? Io sarò sempre qui ad attenderti come mi vedi”. Quello che egli vedeva, in verità, faceva apparire un inutile spreco di tempo qualsiasi secondo impiegato lontano da quella creatura, ma chi avrebbe potuto dir di no a quel corpo, a quegli occhi ed a quella voce? Annuì, si alzò dal letto, pose i vestiti su una sedia e, coperto da un telo, andò in bagno. Dopo qualche secondo si sentì l’acqua scrosciare.

    Shiho scattò e corse alla porta del bagno, la socchiuse e vide la figura di Aznable dentro la doccia. Tornò sui suoi passi e raggiunse i pantaloni che l’uomo aveva lasciato sulla sedia alla destra del letto; iniziò a cercare il mazzo di chiavi.

    “Perché non ti vieni a lavare con me?”, domandò ad un tratto Char dall’altra stanza. La sua voce le fece balzare il cuore in gola.

    “Mi sono lavata mentre t’aspettavo”, mentì.

    “Ma quando ti invito a lavarti con me, non intendo proprio lavarsi!”, puntualizzò il fidanzato.

    Miyano, continuando le ricerche, sorrise:

    “Quello che intendi è fin troppo chiaro, ti conosco bene. Ma non mi piace farlo sotto la doccia. Per certe cose c’è il letto!”.

    “Ti convincerò, un giorno o l’altro!”.

    “Sì, aspetta e spera”, pensò la scienziata che nel frattempo aveva trovato il mazzo. Sorrise tra sé, aprì la serratura e stava per rimettere la chiave al suo posto, quando sentì che il flusso d’acqua s’era fermato ed il suo uomo stava uscendo dalla doccia. Non aveva più tempo, rimise la chiave a posto, chiuse la serratura, posò il mazzo nei pantaloni, tornò di corsa sul letto ed iniziò a sfogliare la rivista di moda che teneva sul comodino. Pochi attimi dopo Aznable uscì dal bagno con i biondi capelli tutti arruffati coperti appena da un asciugamani ed il torace scultoreo e glabro che faceva bella mostra di sé al di sopra del telo che gli copriva le parti basse.

    “Ora”, disse con voce voluttuosa mentre la squadrava con il solo occhio destro (essendo il sinistro coperto dall’asciugamani che aveva in testa, “non voglio più ritardi”.

    Ella posò la rivista, allargò le braccia e l’accolse con un ampio sorriso.



    L’indomani, la professoressa Miyano uscì di casa per andare a pregare al tempio per il primo giorno dell’anno. Aznable, rimasto solo, si mise a pensare agli eventi della notte prima: la necessità di prendere altro vino, la scoperta della sua Shiho che era baciata da Kudo, il pugno dato al detective.

    Char era una persona molto razionale, sebbene capacissima di gesti estremi e violenti, iniziò quindi ad analizzare tutto con attenzione. Tornò nel corridoio che conduce alla cantina, perché Kudo aveva baciato la sua Shiho davanti alla porta a vetri sotto la luce? Era ovvio pensare che chiunque fosse passato di là, anche un cameriere o il fido maggiordomo, li avrebbe visti. Se si fosse spostato di pochi passi sarebbero stati invisibili a chiunque. Se fosse andato nel giardino non li avrebbero mai trovati. Sapeva che il detective dell’Est era persona enormemente astuta, possibile che compisse un’azione tanto sconsiderata? Certo, Shiho fa girare la testa, magari la passione … eppure c’era qualcosa di strano. Si fermò davanti alla porta della cantina e ripensò alla sera prima. Ricordò che stava per aprire la porta, cercava le chiavi nel mazzo, ma non riusciva a trovarle, poi era stato distratto dalla coppietta fedifraga. Non riusciva a trovare le chiavi? Pensò con maggior concentrazione a quanto fatto prima di vedere quei due che si baciavano. Non riusciva a trovare le chiavi. Ma … quella chiave era nel mazzo? Razionalmente avrebbe risposto di sì, dove poteva essere la chiave della cantina se non nel mazzo che egli teneva sempre con sé? Ma la sua mente gli diceva che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che il suo subconscio gli voleva dire. Quando aveva visto per l’ultima volta quella chiave? Pensò con attenzione ed alla fine ricordò: il pomeriggio della festa, prima d’andarsi a fare la doccia, s’era tolto i vestiti ed aveva poggiato il mazzo di chiavi nel portaoggetti sul comodino, la chiave era ben in vista. Poi andò a lavarsi, si vestì per la festa e riprese il mazzo … MA LA CHIAVE NON ERA PIÙ IN VISTA!

    E non c’era nemmeno quando l’aveva cercata quella sera, poi Kudo che baciava Shiho l’aveva distratto. Ora però la chiave era di nuovo al suo posto. Il suo posto? Quella chiave stava sempre tra quella d’ingresso, romboidale, e quella della biblioteca, quadrata, ora, invece... la chiave della cantina era tra la romboidale e la rotonda che apriva il garage. Era stata spostata … e non da lui! Qualcuno l’aveva risistemata nel mazzo. Ma chi? E quando? Il volto di Shiho apparve nella sua mente; ieri notte, mentre egli era sotto la doccia … ma era impossibile. Perché la sua Shiho doveva agire così? Se glielo avesse chiesto Kudo? Ritornò con la mente a quel bacio; Shinichi baciava Shiho. Ma era davvero così? Si sforzò di ricordare, vedeva la sua donna con le labbra sulla bocca del detective e questi … sembrava … stupito! Non era stato Kudo a baciare Shiho, ma tutto il contrario! Per un attimo gli girò la testa, tutto questo non aveva alcun senso. Poi osservò la porta della cantina. Kudo era un detective e se stesse indagando sui suoi affari? Allora Shiho era sua complice, del resto il “Cavallo di Troia” è un trucco vecchio ma funziona sempre.

    In preda all’agitazione, l’enologo entrò nella cantina, accese la luce e corse a controllare l’annata 1945. Se indagavano su di lui era lì che avrebbe trovato le prove. Controllò le bottiglie, sembrava tutto a posto. Si rilassò, emise un sospiro di sollievo e si apprestò ad uscire. Ma ad un tratto sentì del vetro sotto la scarpa, guardò per terra e vide quello che sembrava un piccolissimo pezzo di bottiglia infranto. Si chinò e trovò altri frammenti finiti sotto lo scaffale dei vini. Che diamine stava accadendo? Si alzò e controllò con maggior attenzione le bottiglie speciali. Sembravano tutte apposto, ma una di esse, quella meno in vista, appariva diversa, più pulita delle altre (che avevano un leggero strato di polvere che le ricopriva), come se qualcuno l’avesse presa in mano. La afferrò e la estrasse. Con suo enorme stupore, misto a panico, s’accorse che della bottiglia c’era solo il collo e la stagnola che avvolgeva il tappo, il resto era scomparso, compreso il contenuto. Ebbe un moto d’ira e la infranse contro il muro; le tempie gli pulsavano, ripensava a tutto quello che era accaduto da quando conosceva quella donna. Le sue insistenti richieste per vedere la cantina, le sue domande sui vini e sulle sue abitudini nel preparare le bottiglie necessarie per le feste. Non c’era alcun dubbio: la sua Shiho era una spia della polizia, in combutta con il famoso detective Shinichi Kudo.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “È un veleno letale ma a lenta azione. Se lo diluiamo nel latte che prende la mattina, in pochi giorni la nostra Shiho ci lascerà".
  9. .
    Visto che posso aggiornare solo una volta a settimana inserirò due capitoli. Eccoci alla festa di Capodanno, siete pronti per il trenino? A sabato prossimo.


    Capitolo 16

    Capodanno

    Vinte le ultime resistenze del noto detective, anche la Suzuki fu, almeno parzialmente, informata dello svolgimento del piano. Più volte i due giovani si incontrarono con Akai che li teneva aggiornati su quanto avveniva a villa Aznable. Si giunse quindi a poche ore dalla cena. Shinichi, vestito elegantemente, raggiunse villa Suzuki e prese la sua socia ed accompagnatrice. La ricca ereditiera sfoggiava, sotto una opulenta pelliccia, uno strabiliante abito rosso fuoco con una profonda scollatura sul davanti, appena comprato all’atelier di Fusae.

    “Che te ne pare del principale abito della collezione Happy Moments di Fusae?”.

    “Che devo dire? I moments saranno davvero happy! Sonoko … sei spettacolare … ma non è eccessivo?”.

    “Hai detto che dovrei tenere a bada Aznable, no? Credi che mi presterà un po’ d’attenzione o rimarrà insensibile?”, così dicendo si mosse, mettendo in bella mostra il suo delizioso decolté.

    “Se non riuscirai a distrarlo, vorrà dire che è morto da qualche giorno”, ammise Kudo mentre diventava tutto rosso.

    “Ehi, signor detective, perché sei arrossito?”.

    “Non sono arrossito, è la luce del tramonto!”.

    “Ma se è nuvoloso, ed è sera!”, scoppiò a ridere con un tono da trionfo assoluto, mentre il giovane, chinando il capo, notando d’essersi fatto beffare ancora una volta dalla sua vecchia amica, le apriva lo sportello dell’auto e la faceva accomodare in macchina (nel fare ciò l’amplissima spaccatura della gonna si aprì mettendo in mostra le sue toniche ed abbronzate gambe; Kudo valutò che il signor Aznable sarebbe stato molto, ma molto distratto).

    La potente porsche nera di Shinichi sfrecciò per la città fino a giungere al maniero sede del ricevimento. L’enorme villa era tutta illuminata a giorno e diversi ospiti erano già giunti. I due giovani, lasciata l’auto all’addetto al parcheggio, entrarono, tenendosi sottobraccio, nell’ampio atrio, accolti dall’impeccabile maggiordomo e dai padroni di casa.

    Aznable era elegantissimo e bellissimo, con gli occhi verde smeraldo incastonati in un viso ben proporzionato ed ricoperto da un’ampia chioma bionda. Il suo smoking era quanto di meglio la sartoria italiana potesse confezionare. La sua fidanzata, la nota professoressa Shiho Miyano, non era da meno. Uno spettacolare abito da sera nero, leggermente aperto sul davanti ma con scollatura vertiginosa sulle spalle; lei e la Suzuki erano un vero spettacolo per gli occhi maschili ed un tormento per gli invidiosi occhi femminili presenti.

    “Signor Kudo, è un piacere rivederla!”, disse Char, dopo aver baciato la mano di Sonoko, “non pensavo che sarebbe venuto … m’è sembrato che la volta scorsa fosse un po’ turbato ... o mi sbaglio?”.

    “Purtroppo la vita dell’investigatore non ha mai un attimo di tregua, ma non potevo rinunciare a questa serata così alla moda ed essere scortese con un ospite tanto squisito”.

    Miyano stentava a trattenere le risate, nel sentire la sviolinata che il suo amico riservava al suo fidanzato, soprattutto dal momento che era lì per mandarlo in galera.

    “Se permettete devo salutare l’ambasciatore degli Emirati Arabi, Shiho, tesoro, vuoi fare tu gli onori di casa?”.

    La donna dai capelli ramati annuì e si allontanò con i due amici.

    “Sonoko, cara, perché non vai a prendere un drink?”, le chiese con finta noncuranza appena i tre si furono distanziati da Char.

    “Non ti preoccupare, Shiho, anch’io sono della partita, so tutto!”, bisbigliò goffamente la ragazza. Miyano si voltò furente verso il detective dell’Est.

    “Che cavolo combini? T’avevo detto di tenerla fuori per sicurezza!”.

    “Provaci tu a discutere con quella testona!”, borbottò il giovanotto.

    La professoressa sospirò, mentre i tre entravano nel salone delle feste. Giunti al tavolo dei drink, Shiho indicò le casse di vino poste dietro i camerieri.

    “Char ha calcolato un abbondante numero di bottiglie per questa sera; ieri pomeriggio le ha fatte prendere dalla cantina e le ha fatte sistemare in fresco in cucina. Non ci dovrebbero essere problemi”.

    “La chiave?”, domandò Kudo.

    “Ce l’ho io addosso, l’ho presa poco fa, mentre era sotto la doccia. Sono uscita dal bagno prima di lui e l’ho tolta dal mazzo”.

    “Aspetta, … fate il bagno insieme?”, chiese piccato Shinichi.

    L’amica chinò il capo, leggermente imbarazzata, ed era una rarissima volta.

    “Ecco … siamo fidanzati, dopo tutto, e dovremmo sposarci … e poi non devo dare conto a te di cosa faccio. Ad ogni modo ti devo mostrare la cantina, così che tu possa andarci appena possibile”.

    “Shiho, cara!”, una voce femminile molto roca li fermò e li fece voltare. Apparteneva ad un’anziana signora, di circa 70 anni. La donna proseguì: “Non mi presenti ai tuoi amici?”.

    “Certo! Sonoko, Shinichi, questa è la signora Aznable, la madre di Char!”.

    La vecchia dama squadrò attentamente i due giovani, poi sorrise in modo inquietante.

    “La nostra Shiho c’ha tanto parlato dei suoi amici di Beika, … ero un po’ curiosa. Ma, scusate se mi intrometto in fatti vostri, voi non siete fidanzati”.

    Sonoko e Shinichi si guardarono per un attimo, poi negarono vigorosamente.

    “No, no, lei è sposata. Ma suo marito è a letto con l’influenza!”, spiegò Miyano.

    “Ah, ecco. Mi sembrava una coppia mal assortita. Come dire … il signor Kudo lo vedrei meglio abbinato con te, Shiho cara”.

    “La prego di non prendermi in giro!”, cercò di schermirsi la dottoressa in evidente difficoltà.

    “Suvvia, stavo solo scherzando. La nostra Shiho è tanto cara, ma non sa stare alle burle”.

    E ridacchiando la signora s’allontanò.

    “Inquietante!”, commentò Kudo.

    “Mi tiene sempre sotto controllo, non credo d’andarle a genio. Non penso che sia d’accordo con suo figlio sull’idea di farmi divenire sua nuora. Ma se per questo nemmeno io la tollero molto. Arpia!”.

    Ripreso il controllo di se stessa, la professoressa dai capelli ramati propose ai suoi amici un giro per la casa per mostrare loro le meraviglie di quell’edificio, ed indicare al contempo la posizione esatta della cantina.

    La serata proseguì senza altri intoppi. Dopo la cena a buffet si aprirono i balli, dove Kudo e Sonoko, nonostante i giudizi della signora Aznable, suscitarono l’attenzione e l’invidia di tutti i presenti.

    A metà serata fu proprio la ricca Suzuki a fare la domanda:

    “Allora, quando procediamo?”.

    “Devo farmi dare la chiave da Shiho, la vecchia poco fa c’ha bloccati”.

    “Come pensi di fare? Char le sta sempre incollato”.

    Mentre il detective stava per rispondere, vide, con la coda degli occhi, Miyano che si avvicinava all’orchestra e diceva qualcosa ai musicisti. Questi, dopo pochi attimi smisero di suonare e poi ripresero cambiando canzone. In pochi secondi le note di “As time goes by” iniziarono a riecheggiare per l’ampio ambiente.

    Kudo rimase per un secondo spiazzato, poi incrociò gli occhi astuti della professoressa e capì tutto.

    “Sonoko, si entra in azione. Tu vai a prendere qualcosa da bere e tieniti pronta ad ogni evenienza, io vado a recuperare la chiave”.

    La Suzuki, tutta emozionata e tesa, annuì.

    L’investigatore le fece fare un paio di piroette, le baciò la mano e la congedò. La giovane si recò a prendere un drink, mentre egli si diresse dai padroni di casa che stavano parlando con un noto industriale dell’acciaio.

    “Chiedo scusa”, disse avvicinandosi ad Aznable che si voltò con un sorriso amabile stampato sul volto, “vorrei chiedere a Shiho l’onore di questo ballo, in ricordo dei vecchi tempi”.

    L’anfitrione osservò la propria fidanzata, che, con un filo di voce, chiese:

    “Non è un problema, vero?”.

    “Assolutamente no, tesoro, vai pure”, e gli diede un bacio sulla tempia.

    Miyano e Kudo si diressero al centro della pista ed iniziarono a danzare sulle note della loro canzone.

    “Ero sicura che avresti capito!”.

    “La nostra canzone … come potevo fraintendere?”.

    Mentre la giovane effettuava delle giravolte seguendo le indicazioni del suo partner, la sua mano destra s’avvicinò alla sua scollatura e mise una mano sul proprio seno.

    “Non mi sembra il momento adatto per cercare di sedurmi”, mormorò divertito il suo cavaliere.

    “Non dire stupidaggini!”, replicò piccata lei che prese una piccola chiave e, con una mossa impercettibile, la passò al detective che la fece sparire sotto il polsino della camicia. Pochi secondi dopo la musica cessò. I due si separarono, mentre Shinichi le baciava le mani per ringraziarla.

    Aznable, visibilmente contrariato, sebbene facesse finta di nulla, s’avvicinò subito ai due per riprendersi la fidanzata.

    “Shiho, ti ringrazio per il ballo, è stato bello. Ora … se scusate, devo andare a recuperare la mia dama”.

    Kudo fece un inchino e s’allontanò, mentre Char stringeva a sé la fidanzata.



    Capitolo 17

    La cantina

    Shinichi trovò Sonoko proprio davanti al tavolo del rinfresco mentre, tutta concentrata, osservava le casse di vini alle spalle dei camerieri.

    “Eccomi qua! … cos’hai?”.

    La ragazza si scosse dai propri pensieri e, con tono serio, gli spiegò:

    “Sono abbastanza esperta di ricevimenti e di rinfreschi, secondo il mio parere quelle casse non basteranno per tutta la serata, soprattutto se gli invitati continueranno a bere all’attuale regime. Tra circa … mezz’ora saranno costretti a prendere altri vini in cantina”.

    Kudo divenne rigido come il marmo, l’afferrò per le spalle e la fece voltare verso di sé per guardarla negli occhi.

    “Aspetta … se servirà altro vino …”.

    “Avranno bisogno della chiave … ed il nostro ospite non la troverà al proprio posto! È meglio che ti sbrighi con quel controllo, io avvertirò Shiho, vedremo di fare qualcosa”.

    Il detective dell’Est non se lo fece dire due volte e velocemente, ma senza dare nell’occhio, lasciò la sala, attraversò l’atrio pieno di ospiti (che s’erano ormai distribuiti per ogni dove), raggiunse la massiccia porta di legno della cantina, infilò la chiave nella toppa ed entrò richiudendo alle sue spalle.

    L’ambiente era nella semioscurità, ma il giovane accese la luce (tanto più che la grande porta d’ingresso era priva di finestre). Apparvero davanti ai suoi occhi diversi ripiani, tutti stracolmi di vini di ogni tipo (si andava da quelli più economici, seppur di buona qualità, a capolavori assoluti dell’enologia). Sebbene Kudo non fosse un esperto (come il buon Shiratori), ne capiva abbastanza da restare ammirato davanti a tale opulenza e varietà; ma non era il momento di rimanere imbambolati, quindi si mise silenziosamente al lavoro ispezionando ogni angolo della ampia stanza.

    Intanto la sua socia, Sonoko, aveva informato la padrona di casa del problema. La ricca ereditiera poté, per la prima volta, vedere un velo di quello che per una persona comune sarebbe stato etichettato come “panico” passare sull’immutabile volto della scienziata. Ma fu solo un secondo; subito dopo Shiho s’avvicinò al tavolo del rinfresco e si sincerò della situazione. Con un cenno fece avvicinare il maggiordomo e gli chiese:

    “La quantità di vini è adeguata per tutta la serata?”.

    L’uomo scosse il capo, poi, con una punta di rammarico, ammise:

    “Sono spiacente, signora, ma si sta consumando più del previsto, non era mai accaduto in tanti anni che servo questa casa, temo che tra breve dovrò chiedere al padrone le chiavi”.

    “Sai bene quanto questo lo indisponga!”, gli fece notare Miyano.

    “Lo so, lo so benissimo. Ma non possiamo lasciare gli ospiti senza vino; per di più è Capodanno, e manca ancora un’ora alla mezzanotte”.

    La donna dai capelli ramati annuì e tornò da Sonoko.

    “Che si fa?”, domandò la Suzuki, visibilmente preoccupata. La mente di Shiho, intanto, elaborava un piano alternativo. Dopo qualche attimo, durante il quale l’amica non smise di tempestarla di domande, la studiosa s’illuminò e disse:

    “Faremo così. Io ora andrò ad aiutare Shinichi, tu, invece, dovrai attaccarti a Char, come un francobollo, non lasciarlo mai, e cerca di ritardare in ogni modo il suo arrivo in cantina. Noi cercheremo di fare il prima possibile”.

    “Ma che mi invento?”.

    “Non lo so, pensa a qualcosa, hai voluto far parte della squadra? Ora è il tuo momento!”.

    Detto ciò, Miyano s’allontanò dirigendosi verso il retro della villa; Suzuki intanto rimase in mezzo al passaggio rimuginando sul come agire. Alla fine fece un profondo respiro, si sistemò la scollatura in modo che il seno fosse il più esposto possibile e pensò:

    “La crociera intorno al mondo non basterà per ripagarmi, caro Shinichi!”, poi si avvicinò ad Aznable, che parlava con un viticoltore francese, lo prese per un braccio e lo tirò a sé. Char rimase stupito, specialmente quando l’occhio gli cadde sul corpetto del vestito ma, da uomo di mondo qual era, fece finta di nulla.

    “Lei è proprio un cattivone, sa?”, lo rimproverò Sonoko con voce mielosa, “ho messo questo vestitino proprio per lei e non m’ha degnata neppure di uno sguardo. Non m’ha nemmeno invitata a ballare una volta in tutta la serata. Cos’è, non le piaccio, forse?”.

    “Non era mia intenzione offenderla, signora. Sarò ben felice di rimediare!”.

    L’afferrò vigorosamente, le cinse la vita e, stringendola voluttuosamente a sé (tanto che Sonoko quasi non poteva respirare) la portò al centro della pista da ballo mentre l’orchestra intonava un tango.

    In quegli stessi attimi, Shiho bussava alla porta della cantina bisbigliando il nome del suo amico chiuso lì dentro.
    “Shinichi, dannazione, apri, sono io!”.

    All’ennesimo tentativo, la porta s’aprì quel tanto che bastava per permettere alla donna d’entrare, e poi si richiuse.
    “Che ci fai qui?”, chiese il detective.

    “Il tempo stringe, sono venuta a darti una mano, Sonoko sta tenendo impegnato Char”.

    “Ci vorrà altro che Sonoko, temo. La cantina è enorme e non so da dove iniziare. Ho controllato qualche scaffale, ma con poco risultato. Ma visto che sei qua, non hai qualche notizia sulle abitudini del tuo bello che ci potrebbero aiutare?”.

    “Sono entrata qui solo una volta in vita mia, insieme a Char e dopo averlo pregato per giorni interi. So per certo che la sezione con i vini che usano durante le cene non può nascondere nulla, infatti è quella dove il maggiordomo mette sempre le mani quando deve prendere le bottiglie”.

    “Lo pensavo pure io, così mi sono dedicato ai vini pregiati, ma sono un’infinità. Non ci possiamo riuscire senza altri uomini e senza poter spostare ogni cosa come si deve”.

    La professoressa s’avvicinò alla sezione in questione e la osservò con attenzione, iniziando a controllare delicatamente i mobili nella speranza di trovare qualche vano nascosto. Poi si fermò e disse:

    “Ma se stessimo sbagliando?”.

    “Me lo dici ora? Siamo venuti qui perché tu sostieni che sia tutto nascosto in cantina”.

    “Ne sono sicura, volevo dire: noi stiamo cercando un contenitore con l’uranio, o una botola, un passaggio segreto. E se non fosse questo quello che dobbiamo trovare? Char è un enologo, se l’uranio fosse nascosto in qualche bottiglia? Passerebbe facilmente anche alla dogana senza troppi problemi, chi indagherebbe su una bottiglia di vino di cento anni e dal costo di svariate migliaia di dollari?”.

    “Buona idea, controlliamo le bottiglie più rare!”.

    Detto ciò i due si misero all’opera.


    “Signora Suzuki, balla divinamente, non credevo fosse così brava”.

    “La prego, mi chiami pure Sonoko-chan”, civettava la giovane ormai a corto di idee.

    “Allora mi chiami Char, se vuole”.

    “Con enorme piacere, caro Char!”.

    “Che strano però, non vedo Shiho!”, notò ad un tratto il padrone di casa. Sonoko gli prese delicatamente il volto fra le dita e lo fece girare verso di lei:

    “Non è carino pensare ad un’altra donna mentre si stringe una signora fra le braccia! Sei proprio birichino come ho sentito dire!”, ridacchiò mentre Char continuava a guardarla negli occhi e, pur non essendo un comportamento da cavaliere, nella scollatura.

    Ma il maggiordomo giunse con la notizia tanto temuta.

    “Signore, sono desolato di doverla disturbare, ma le bottiglie stanno per finire, ne è rimasta solo una cassa. Temo dovremo prenderne delle altre”.

    “Abbiamo sbagliato il conto? Strano, non accade spesso! D’accordo, andiamo a prenderne altre, ma sai quanto ciò mi dia fastidio: deve essere tutto sempre impeccabile e deve andare liscio e senza intoppi”.

    “Sono desolato, signore, desolato e costernato”.

    “Non ti preoccupare, mio caro Okita, non è colpa tua. Vieni”, così dicendo allentò la morsa con cui teneva Suzuki e poi, voltandosi, “mia cara, dovremo rimandare un po’ il nostro discorso, temo”.

    “Posso venire con te? Non ho mai visto la tua famosa cantina”.

    “Mi dispiace ma sono geloso dei miei vini!”.

    Aznable si stava allontanando, uscendo dalla sala, Sonoko era rimasta lì, nel mezzo della pista, senza saper che fare, alla fine chiuse gli occhi e pensò:

    “Perdonami, Makoto caro!”.

    Prese la rincorsa e piombò su Char afferrandolo ad un braccio e facendolo voltare verso di sé, poi, prima che egli potesse protestare, prese il suo volto con entrambe le mani e gli diede il più rovente bacio che avesse mai dato a qualcuno. L’uomo rimase spiazzato e piacevolmente sorpreso. L’effusione durò diversi secondi, fin quando il maggiordomo non tossicchiò ridestando il suo padrone dall’estasi. Il giovane enologo dovette, con dispiacere, staccarsi dalle labbra di fuoco della Suzuki, ma ella non si perse d’animo e con occhi sfacciati gli disse:

    “Se vai via ora non sai cosa ti perdi!”.

    “Signore, il vino!”.

    “Devo andare, sono spiacente … ma potremo riprendere il discorso al mio ritorno. Credo che le nostre società dovranno stringere legami stretti … molto stretti!”.

    La ricca ereditiera annuì mentre i due uomini s’allontanavano, poi pensò:

    “Che carogna! Allora le voci sulle sue numerose relazioni erano vere! … spero che quei due abbiano finito, io non posso fare altro!”.




    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Saranno qui fra pochi attimi”, disse, e poi, prima che Shinichi capisse qualcosa, lo afferrò e lo baciò con tutto il trasporto e la passione di cui era capace.
  10. .
    Nuovo capitolo. Come fare con una Sonoko petulante all'attacco? Nulla! Si può solo fuggire! Domani mi trasferisco a Palermo, quindi il prossimo aggiornamento sarà sabato o domenica (il fine settimana dovrei essere a Catania). Nel frattempo leggete e commentate.


    Capitolo 15

    Una nuova socia

    In attesa di sviluppi, la vita di Kudo riprese a scorrere normalmente. Ogni tanto Akai lo informava di come procedesse il piano, Shinichi si teneva impegnato con i casi dei suoi clienti e le sue collaborazioni con Megure. Ma un nuovo problema si presentò all’attenzione dell’Holmes del terzo millennio quando, dieci giorni dopo, arrivò l’invito per la festa di Capodanno a villa Aznable. Circa tre ore dopo la consegna dell’invito, infatti, un’altra persona si presentò alla porta dell’investigatore.

    “Sonoko! Perché hai quell’espressione in viso?”.

    “Mi hanno appena consegnato un invito per una festa di Capodanno dagli Aznable!”.

    “Ed allora?”.

    “Come sarebbe a dire allora? Hai dimenticato chi è Aznable? Quell’uomo orribile che ha sedotto la nostra Shiho! Io non ci vado!”.

    “Invece c’andrai ed io verrò con te! L’invito è stato recapitato anche a me!”.

    Così dicendo le mostrò il cartoncino colorato con il testo ed il sigillo degli Aznable. Sonoko strabuzzò gli occhi:

    “Ci vai? Ma sei sicuro? Ricordi? Char, Shiho, lei è la tua ex, i due si devono sposare; tu le hai fatto la scenata l’altra volta!”.

    “Sì, sì, ricordo tutto. Ma ci andremo, se mi vuoi accompagnare!”.

    “Certo che vengo, non mi perderei questo spettacolo per nulla al mondo … aspetta un momento, però. Che cosa stai tramando? Mi sembri strano e troppo arzillo, non sei lo Shinichi di prima, ma … quello di tanti anni fa, prima che Shiho ti lasciasse. Non è che mi nascondi qualcosa?”.

    Kudo fece l’espressione più angelica che conoscesse, Miyano s’era raccomandata di tenere tutto segreto alla loro amica. Ma questa era, notoriamente, un’impicciona patentata. Si mise a tormentare il giovane ed alla fine questi le raccontò tutto. Rimase sbalordita.

    “Un criminale? E Shiho lavora per l’FBI? Straordinario, vi darò una mano pure io!”.

    “Ecco, per l’appunto, tu non dovrai far nulla. Non è un gioco, se ci scoprissero potremmo finire nei guai, è gente pericolosa quella. Anzi, sai che ti dico? È meglio se non vieni, inventati una scusa e declina l’invito, non voglio metterti nei guai”.

    “Non se ne parla per niente! Verrò e vi aiuterò, ve lo devo!”.

    “Senti, se è per la promessa di tenermi d’occhio che ti ha estorto anni fa mia madre, ti garantisco che non c’è più bisogno del tuo aiuto. Mi vedi, sono tornato come un tempo, l’hai detto anche tu! Se ti preoccupi per cosa dirà mia madre, ci penserò io a lei. Quindi non c’è bisogno che tu venga”.

    “Insisto!”, la ricca ereditiera s’era impuntata ed aveva sfoderato il suo sguardo più deciso, quello che normalmente riservava agli impiegati della sua società che facevano rimostranze. Kudo era, però, altrettanto testardo e proseguì nel cercare di farla desistere. Alla fine la Suzuki divenne cupa in volto.

    “Che hai?”, le chiese l’amico perplesso, “lo faccio per il tuo bene, non voglio che tu finisca in pericolo”.

    “Tu non capisci niente!”, gli urlò in faccia la giovane manager mentre le lacrime le iniziavano a scendere copiose dagli occhi.

    “Ma, Sonoko, perché piangi? Per la promessa a mia madre? Ma t’ho già detto …”.

    “Tua madre non m’ha mai chiesto nulla. È tutta una bugia che ti dissi per poterti controllare senza che tu ti lamentassi. La signora Yukiko, però, mi reggeva il gioco”.

    “Che cosa stai dicendo?”, urlò sorpreso l’amico.

    “La verità!”.

    “Ma allora perché mi sei stata vicina in tutti questi anni e ti sei presa cura di me se non eri obbligata?”.

    “Perché … perché …, dannazione, perché è colpa mia, tutta colpa mia!”.

    “Colpa tua? Di cosa?”.

    “Se vi siete lasciati … è colpa mia. Con quell’invito al cinema ho distrutto le vostre vite. Se fossi venuta con voi non sarebbe successo nulla quella sera e sareste rimasti amici. Invece … ho combinato un enorme casino. E poi, alcune sere dopo, con la mia stupida lingua lunga feci in modo che Ran scoprisse ogni cosa. Ho perso due amiche per quel pasticcio, non volevo che tu ti distruggessi nel dolore, non avrei tollerato di perdere pure te. Aiutandomi, m’è sembrato di ripagare il male che vi avevo fatto”.

    “Ma certo che sei davvero sciocca! Ti sei tormentata per tutti questi anni per cose di cui non avevi colpa! Fui io a tradire Ran, fui io a non essere sincero con lei, era ovvio che quanto accaduto poteva uscir fuori in ogni momento, tu che c’entri? E comunque, la storia che ebbi poi con Shiho fu la più bella della mia vita, al di là del suo epilogo disastroso. Forse ti dovrei ringraziare, altro che darti la colpa”.

    “Davvero?”.

    “Sì”.

    “Bene”, riprese subito il suo solito tono di voce, mentre le lacrime s’asciugavano, che fossero finte?, “se vuoi ringraziarmi per il mio decisivo aiuto nel farti scoprire il vero amore, dovrai concedermi di venire con te ed aiutarti! … non dimenticare, poi, che mi sei debitore anche per l’altra volta!”.

    “Come scusa?”.

    “L’altro giorno … non ricordi? … Ero venuta a trovarti e tu eri ubriaco e così … fra una cosa e l’altra … come dire … mi sei saltato addosso per abusare di me!”.

    “Ma … ma … come dici tu, ero ubriaco … non posso essere considerato responsabile per ciò che non ho fatto, e ci tengo a precisare che non ho fatto nulla, in quella situazione”.

    “Non hai fatto nulla, dici? Io, così, vagamente, ricordo che mi hai afferrata e palpata energicamente … purtroppo sono ancora sconvolta al solo ripensare a quei terribili momenti … alla paura che ho provato … al senso d’impotenza … non sono un’esperta, ma secondo me queste si considerano molestie sessuali. Magari dovrei informarmi con un avvocato della mia società; e poi … dovrei dirlo a Makoto, non posso tenere segreta una cosa simile al mio uomo (abbiamo visto cosa succedere a tenere segrete le cose ai propri fidanzati)! … Sì, penso che farò così, lo dirò a lui e vedremo che ne pensa. Se confermerà che quello che hai fatto non è nulla di sconveniente, allora avrai avuto ragione!”, lo sguardo della donna era un misto di divertimento e trionfo, sembrava Kudo stesso quando incastra un colpevole con un ragionamento inoppugnabile.

    “Aspetta, aspetta, che c’entra Makoto? Non scherziamo! Se ti regalassi una crociera intorno al mondo per farmi perdonare?”.

    “Ho deciso!”.

    “D’accordo, maledizione”, Kudo si scombinava i capelli mentre capiva d’aver perso la battaglia, e non era la prima volta, con Sonoko, “verrai con me, ma dovrai solo farmi compagnia per non destare sospetti e non ti avvicinerai alla zona delle operazioni. Se necessario cercherai di distrarre Aznable, ma senza metterti nei pericoli, chiaro?”.

    “Ok, boss!”, disse la donna scattando sull’attenti e mimando un saluto militare.

    Fischiettando tutta contenta, la giovane si girò sui tacchi ed andò via pensando a quale abito indossare per l’occasione.

    “Ovviamente, è tutto riservato, non farne parola con nessuno, nemmeno con Makoto, chiaro?”, urlava dalla porta Shinichi.

    Sonoko fece un cenno veloce con la mano e raggiunse la strada.



    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “Ehi, signor detective, perché sei arrossito?”.
    “Non sono arrossito, è la luce del tramonto!”.
  11. .
    Sono tornato da Palermo; ho preso come sede la scuola media di Ficarazzi, paesino davvero grazioso alle porte della città; non credo che avrò problemi ad aggiornare nel fine settimana (penso il sabato).

    Passando alla storia. Lo spoiler indica che, prima di Makoto, il signor Kudo dovrà preoccuparsi di una ricattatrice di professione: Sonoko! O pensate che una come lei vi faccia dare una "rimestata" gratis?

    "L'attacco di Gomera" è un best seller; non lo conoscete?
  12. .
    Nuovo capitolo e nuove spiegazioni (ma quanto parlano?? Mi mancano le scene sotto la doccia!). Il prossimo aggiornamento non sono sicuro di quando sarà (sono in attesa di sapere in quale scuola del palermitano andrò a lavorare, quindi potrei essere impegnato. Spero comunque che ci risentiremo venerdì. Voi tenete d'occhio il topic.


    Capitolo 14

    Al parco

    Il parco era poco affollato data l’ora. Kudo si mise a gironzolare per i vialetti; la telefonata con Shiho era stata troppo veloce e non era riuscito a chiederle in quale punto del parco si sarebbero dovuti incontrare. Non restava che cercare di indovinare. Non erano mai stati una coppia di quelle che passeggia sotto i ciliegi in fiore, ma se Miyano non aveva voluto essere chiara sul luogo esatto dell’incontro era perché, evidentemente, era convinta che egli l’avrebbe trovata.

    Il detective continuava a camminare ed a riflettere. Ad un tratto ricordò un discorso fatto qualche giorno prima che si lasciassero:
    “Se c’è una cosa che adoro fare e sedermi su una panchina in riva al laghetto e guardare la gente che si diverte. Mi sembra che il mondo sia un luogo di pace quando osservo mamme e bambini che giocano o danno da mangiare alle oche”.

    C’era un laghetto del parco Beika che presentava una piccola quantità di oche, Shinichi pensò che valesse la pena fare un tentativo. Corse in riva allo specchio d’acqua e si guardò intorno. Mamme, bambini, tate, qualche anziano sparuto e, seduta elegantemente su una panchina che guardava la distesa d’acqua, Shiho Miyano.

    Avvolta in un elegantissimo cappotto beige, la docente universitaria, promessa sposa e spia (nonché sua antica fiamma), leggeva con molto interesse un libro senza degnare di uno sguardo nessuno attorno a sé; leggeva … ed indossava degli occhiali da vista!
    Kudo si bloccò. Non l’aveva mai vista con gli occhiali, le stavano divinamente ed ella risultava di una sensualità conturbante ed ammaliante. Aznable era un cretino, era chiaro, ma nessuno lo avrebbe mai potuto biasimare se, vedendo quella donna, aveva deciso di sposarla.

    Si riprese e giunse davanti a lei, sembrava sacrilego disturbarla, ma doveva farlo.

    “Cosa leggi? Vita e dolori del giovane Einstein?”.

    Miyano, lentamente, pose il segnalibro tra le pagine, chiuse il volume e, mentre si sfilava gli occhiali, che continuava a tenere tra le dita, sorrise leggermente e rispose:

    “Quello è solo un film, non esiste un libro con quel titolo!”.

    Dicendo ciò sollevò la copertina e Shinichi rimase senza parole:

    Il Contrattacco di Gomera!?”.

    “Sì … ed allora? Hai qualcosa in contrario?”.

    Il giovane lasciò perdere, sentiva già che stava per farsi infinocchiare da quella donna dalla parlantina pungente e rapida, anche più della sua. Preferì sedersi al suo fianco e passare al nocciolo della questione.

    “Ho parlato con Akai ieri sera, m’ha spiegato tutto. Dovevi dirmi la verità quando sei venuta a casa di Agasa”.

    “In quel momento non erano affari tuoi e poi … non sei stato molto accogliente nei miei confronti”.

    “Forse hai ragione. Comunque, dobbiamo farti uscire al più presto da questa situazione. Come si fa per la festicciola tra intimi?”.

    “Akai m’ha detto che vorresti renderla una mega festa per infiltrarti meglio ed indagare. Mi sembra una buona idea, però … ci vuole una scusa per invitare molte persone. Questa mattina, dopo aver parlato con Shuichi, ho vagliato varie ipotesi, alla fine ho studiato un piano”.

    “Tu hai studiato un piano?”.

    “Non sei solo tu quello furbo, qui! Ed ho tenuto perfettamente a bada Char per un anno, anche senza il tuo aiuto. Ad ogni modo ho pensato questo: la festa di Capodanno. Tra venti giorni sarà il 31 Dicembre; dirò a Char che voglio organizzare una grandissima festa per l’ultimo dell’anno e gli farò invitare tutta Tokyo, ovviamente tra gli ospiti ci sarete anche tu e Sonoko. A lei è meglio tener nascosto ogni cosa, ho visto che è più grintosa che mai, ma non vorrei che finisse nei guai.

    Se le mie deduzioni sono corrette, l’uranio dovrebbe essere nascosto nella cantina della villa. È l’unico posto che non ho potuto esplorare; infatti è sempre chiusa a chiave e quest’ultima è sempre addosso a Char. Vi possono accedere solo lui ed il maggiordomo, e questo solamente se vi è inviato dal mio fidanzato, che per l’occasione gli dà le chiavi. Nessun altro ha il permesso, nemmeno sua madre, o io.

    Non so dove l’uranio sia tenuto ma, se riuscissi a sottrarre la chiave a Char, darla a te e, approfittando della confusione della festa, tu potessi entrare nel locale e controllare, ci toglieremmo ogni dubbio. Lo farei anch’io, ma essendo la fidanzata dell’anfitrione avrò gli occhi di tutti su di me e difficilmente potrei sparire dalla sala del ricevimento. A cose fatte tu mi ridarai la chiave che io restituirò a Char”.

    “Mi sembra un buon piano, ma perché non facciamo una copia della chiave? Sarebbe più semplice”.

    “C’avevo pensato, ma una volta Char mi disse che quella è una chiave speciale, di quelle antiduplicazione; aggiunse, ridacchiando, che è gelosissimo dei suoi vini … ma potrebbe ben essere che tenga dell’altro in quella cantina e non voglia che sia mostrato ad estranei. Comunque sia, la chiave la possiamo solo sottrarre per qualche ora, usarla e rimetterla al suo posto”.

    “Ma per i vini che serviranno per la festa?”.

    “Normalmente Char valuta quali e quante bottiglie serviranno e le prepara in anticipo il giorno prima; è molto pignolo e vuole che tutto sia perfetto ed impeccabile. Quindi durante la festa non avrà alcun motivo per andare laggiù”.

    “Mi sembra che tu abbia pensato a tutto!”.

    Shiho non rispose ma si voltò dall’altro lato. Cadde il silenzio.

    “Shiho … senti …”, Kudo si grattava la testa mentre cercava le parole adeguate, “per il nostro ultimo incontro … ecco … non avevo il diritto di …”.

    “Non siamo qui per questo, ma per concludere un lavoro. Non ti preoccupare, non mi sono offesa. Ora, se permetti, devo andare. La mia futura suocera controlla anche i miei passi, non posso stare via troppo tempo”.

    Si alzò per andarsene, Shinichi la prese per mano.

    “Aspetta, ma perché fai tutto ciò? Perché stai lavorando con Akai?”.

    “Era il ragazzo di Akemi … vuoi altre motivazioni?”.

    Si liberò dalla stretta e si incamminò, poi si voltò:

    “Tra qualche giorno farò recapitare a te e Sonoko l’invito. Il tempo di lavorarmi il mio fidanzato e neutralizzare le sicure rimostranze di sua madre. Fino alla festa non dovremo più vederci o sentirci, se dovrai dirmi qualcosa o avrai dubbi sul piano ne dovrai parlare direttamente con Akai, sarà lui il nostro tramite”.

    “Ma se sei così sorvegliata, come fate a contattarvi?”.

    Ridacchiò leggermente:

    “Siamo spie e due ex membri dell’Organizzazione!”.

    Il detective annuì, poi, prima che fosse troppo lontana, aggiunse:

    “Stai davvero bene con gli occhiali!”.

    Ella si fermò, si voltò appena ed inclinò leggermente il capo, poi andò via.



    Shinichi rientrò in casa dopo un’ora. Era rimasto seduto su quella panchina a rimuginare a lungo senza concludere nulla. L’amava ancora? Fino al giorno prima avrebbe detto di no, che l’aveva fatto soffrire troppo, ma ora? Cosa provava per quella donna enigmatica con i capelli ramati? E lei lo amava? Domanda ancora più difficile, forse impossibile da sciogliere. Anche se glielo avesse chiesto direttamente non avrebbe ottenuto risposta, al massimo qualche battutina o uno sberleffo: questa era la donna che l’aveva sedotto, una seducente creatura avvolta in un involucro di mistero e riservatezza che nascondeva un cuore caldo e passionale, tanto caldo da potersi bruciare … e lui s’era bruciato molto in passato e le ferite non s’erano ancora rimarginate.

    Ma ora questo caso gli dava l’opportunità di chiudere con il passato e capire i sentimenti suoi e di Shiho. Avrebbero lavorato uno affianco all’altra, come ai tempi dei Giovani Detective, come contro l’Organizzazione, ed avrebbero potuto, si sperava, chiarirsi una volta per tutte, di sicuro avrebbero rovinato i piani del signor Aznable, sia quelli loschi, sia, cosa più importante, quelli matrimoniali. Raramente il detective dell’Est aveva provato tanto piacere nel fermare un criminale.

    Prima di tutto, però, Kudo telefonò ad Akai, gli spiegò ogni cosa e chiese che gli inviassero il dossier del loro sospetto, doveva conoscere questo criminale a fondo.

    L’agente americano non perse tempo e, nel giro di qualche ora, un giovanotto si presentò alla porta di villa Kudo con un plico. Shinichi lo fece entrare e rimase sconvolto nel notare che il tizio era in realtà una persona a lui ben nota.

    Hey, cool boy, come va? È un pezzo che non ci vediamo!”.

    “Professoressa Jodie? Ma Akai aveva detto che era impegnata con le pappe”.

    Yes, ma non potevo rinunciare a rivederti dopo tutto questo tempo, così ho approfittato di questa consegna per venire a trovarti”.

    “Ed il travestimento?”.

    “L’ha fatto il mio maritino, non è very nice? Lavorando con tua madre ha imparato qualcuno dei suoi trucchetti. Per passare ad altro, ti trovo abbastanza bene, evidentemente lavorare con la tua Shiho è un vero toccasana”.

    “Intanto non è mia … non lo è da un pezzo. Secondariamente: la volete finire di farvi i fatti miei?”.

    “Ok, ok. Sorry! Ecco i documenti che avevi chiesto: vita, morte e miracoli di Char Aznable. Ora devo scappare, la piccola Akemi odia restare troppo da sola, anche se ha 5 anni si comporta come se ne avesse 2. M’ha fatto piacere rivederti. A cose fatte sarai nostro ospite a cena, così ti mostrerò la mia bimba”.

    Detto ciò, e consegnato il plico, la poliziotta americana andò via. Shinichi, presi i fogli iniziò a studiare il suo avversario.



    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    “L’altro giorno … non ricordi? … Ero venuta a trovarti e tu eri ubriaco e così … fra una cosa e l’altra … come dire … mi sei saltato addosso per abusare di me!”.
  13. .
    Eccoci al nuovo capitolo. Cosa ci dirà Akai? Prossimo appuntamento martedì.


    Capitolo 13

    Spiegazioni

    L’agente americano sorrise e si sedette sul divano.

    “La questione è un po’ lunga e sembra che tu stessi andando a dormire”.

    “Il sonno è passato, parla!”.

    Akai sorseggiò il caffè:

    “Vedo che i gerani di tua madre sono ancora rigogliosi, nonostante non me ne occupi più da un pezzo”.

    “Lascia stare i fiori e smettila di girarci intorno. Cosa state combinando alle spalle di Shiho?”.

    “Perché ti interessa? A quanto so non siete più amici come una volta, ed i vostri rapporti non sono proprio idilliaci”.

    “Mi … mi interessa eccome! È una mia amica e non voglio che corra pericoli”.

    “Secondo mia moglie tu la ami ancora!”.

    Kudo si irrigidì e quasi urlò, ma poi si trattenne e riprese la solita aria sbruffona:

    “E da quando i miei affari di cuore sono motivo di discussioni nella tua famiglia? La professoressa Jodie non ha proprio nulla da fare, oltre a parlare dei miei amori, veri o presunti?”.

    “Al contrario, la nostra piccola ci dà molto da fare … a proposito … l’abbiamo chiamata Akemi, forse ti interessa”.

    Shinichi non disse nulla, ma quel nome gli provocò un’ondata di ricordi, tristi ricordi legati ad una giovane morente in un magazzino e ad una bimba dai capelli ramati che si aggrappava a lui urlando la sua disperazione. Mantenne comunque la calma e disse:

    “Visto che non ti vuoi sbottonare, proverò a fare qualche ipotesi. L’FBI segue Shiho, quindi o siete interessati a lei, magari per i suoi trascorsi nell’Organizzazione, o a qualcuno a lei legato. L’Organizzazione è stata distrutta anni fa, se voleste parlarle potreste prenderla e portarla in qualche luogo, magari rapirla e condurla in America, i vostri amichetti della CIA sono bravi in queste cose; ma invece la tenete solo d’occhio. Ipotizziamo allora che siate interessati a qualcuno a lei legato: non sono io, me l’hai fatto capire poco fa, quindi, considerando che non la vedo da molto e che pertanto non ho un’idea chiara di quali siano i suoi amici e conoscenze, supporrei che siate interessati al misterioso fidanzato di Miyano, l’enologo sbruffone che parla francese e si sente un dandy ottocentesco”.

    Shuichi sorrise lievemente sentendo la definizione data da Kudo nei confronti di Aznable; era chiaro che non lo tollerava proprio.

    “Allora, mi sono sbagliato?”.

    “Eccellente, come sempre!”, commentò l’agente americano, che poi proseguì: “Da qualche tempo stiamo indagando su Aznable e sulla sua ditta di vini. Sospettiamo che sia legato al terrorismo internazionale e che venda armi ed altre tecnologie nascondendo il tutto sotto il paravento della vendita di vini di grande marca. Ti ricordi della Hondo?”.

    “La sorella di Eisuke?”.

    “Esatto, ha indagato sul conto di Aznable ed ha scoperto cose inquietanti, si teme che si prepari al grande salto: entrare nel mercato nero dell’uranio! Non c’è bisogno che ti dica cosa questo implicherebbe! Per farla in breve, su richiesta di Hondo abbiamo iniziato a seguire il nostro enologo. Non abbiamo però ottenuto nulla di concreto; se è un trafficante è bravo a nascondere il tutto. Dopo mesi di indagini eravamo ad un punto morto. L’anno scorso nella vita tetragona di Aznable è entrata una variabile che non avevamo previsto. Ha conosciuto una donna ed ha iniziato a frequentarla. Con nostro stupore abbiamo scoperto che si trattava di Shiho Miyano, ben nota all’FBI per i sui trascorsi nell’Organizzazione. Indagando abbiamo scoperto inoltre che il sospetto s’era innamorato di lei, ma che ella non sembrava prestargli alcuna attenzione. Così, abbiamo deciso di contattarla. Jodie l’ha incontrata in facoltà, essendo stata per diverso tempo sotto copertura nel ruolo di professoressa d’inglese non avrebbe destato sospetti se fosse andata a salutare una sua ex alunna”.

    “Ma Shiho non è mai stata sua alunna”.

    “E chi lo avrebbe mai saputo? Ad ogni modo, la invitò a cena per parlare dei vecchi tempi della scuola e presentarle suo marito. A cena le spiegammo tutto e le chiedemmo d’aiutarci. Rifiutò, anzi si infuriò e quasi andò via. Poi, mia moglie ebbe il colpo di genio: le presentò nostra figlia e gliela fece tenere in braccio. Shiho s’ammorbidì in pochi attimi; non per vantarmi, ma mia figlia farebbe sciogliere i ghiacciai del Polo!”.

    “Aspetta!”, saltò in piedi Kudo, “mi stai dicendo che Shiho è fidanzata con quel tizio idiota perché lavora per voi?”.

    “Esattamente! Così facendo è entrata nella residenza degli Aznable, ha conosciuto l’arcigna madre del suo fidanzato, una vera arpia, e può indagare indisturbata dovunque”.

    “Ma si devono sposare!”.

    “Proprio per questo abbiamo deciso d’accelerare i tempi. Dobbiamo concludere tutto prima delle nozze. Siamo ormai a buon punto; siamo ormai sicuri che l’uranio sia nascosto nella villa di Beika. Shiho crede di sapere dove. Fra una settimana ci sarà un ricevimento per pochi intimi, Shiho è sicura di riuscire a trovare l’uranio e quella sera mi dirà il luogo. Io e mia moglie ci faremo invitare”.

    “Ma se è per pochi intimi come farete ad entrare?”.

    “Questa è la parte più pericolosa, ne convengo. In precedenza s’era pensato ad un’altra occasione, ma Shiho ha fretta di chiudere, non so perché … sebbene qualche sospetto mi sia venuto!”, così dicendo lanciò uno sguardo enigmatico verso il detective, poi continuò: “ci inventeremo qualcosa!”.

    “No, è pericoloso!”, iniziò a scaldarsi Kudo, “che razza di idee, usare un civile per una missione tanto pericolosa. E lei v’ha dato pure retta; è pazza, non ci sono dubbi!”.

    “Non possiamo buttare all’aria tre anni di indagini, dobbiamo portare a casa il risultato”.

    I due uomini rimasero in silenzio a meditare, dopo qualche secondo si guardarono negli occhi e Shinichi vide la sua idea riflessa nel volto da sfinge del suo amico.

    “Ci andrò io!”, disse il detective dell’Est. “Aznable m’ha conosciuto l’altra sera con Sonoko e c’ha detto che c’avrebbe invitato in seguito per una cenetta più intima, sarà un’occasione irripetibile”.

    “C’è un problema però! Se la cenetta sarà troppo ristretta nel numero degli invitati, tu e Shiho non potrete andare a controllare il luogo dove si pensa sia nascosto l’uranio. La vostra assenza sarebbe notata”.

    “Allora … che si fa?”, Shinichi iniziò a grattarsi la testa, poi schioccò le dita, “ci sono! Dobbiamo tramutare la cenetta intima in una mega festa, con decine di invitati, più gente ci sarà meglio sarà!”.

    “Buona idea, ma come si fa a convincere Aznable? … E se Shiho … scoprisse d’essere incinta?”.

    “Ma che cavolo dici?”, s’arrabbiò Kudo.

    “Ragiona ci vuole un motivo per cambiare la destinazione della cena”.

    “No … non mi piace. E se poi le chiedessero di fare analisi o altro? Non possiamo correre rischi”.

    “Già, potrebbero anche anticipare le nozze!”, valutò l’agente.

    “Non è questo il punto!”, ribeccò il detective stizzito.

    “Ah, no? Facciamo così; per ora andiamo a dormire. Domani parlerò con Shiho e vedremo come sistemare la cosa. Piuttosto … sei sicuro che Sonoko Suzuki ti darà una mano?”.

    “Penso di sì. Mal che vada verrò da solo, o non le diremo il vero motivo della festa”.

    “Ok, ci sentiamo domani”, disse Akai mentre usciva di casa.

    Kudo rientrò e si gettò sul divano, le notizie ricevute erano tante e tutte in una volta, il suo cervello le stava elaborando, cercando inoltre un buon piano da attuare. Ma era felice, felice come non si sentiva da tempo: Shiho non amava quel damerino, lo aveva abbordato per un’indagine di polizia. Shiho non lo amava!

    Per la prima volta in tanti anni, il grande Holmes del XXI secolo si addormentò sereno e riposò fino al mattino seguente sapendo che il mondo era ancora un bel posto dove vivere.



    Fu il telefono a destarlo. Guardò l’ora, erano le 9 passate; sollevò il ricevitore e la voce che udì dall’altro lato lo fece svegliare del tutto.

    “Ho parlato con il nostro amico, mi sembra un buon piano. Dobbiamo discuterne, ci vediamo tra mezz’ora al parco Beika”.

    Shinichi non riuscì a dire nulla. Shiho aveva riattaccato senza che egli potesse aprir bocca; sembravano in una spy story alla James Bond. La cosa lo fece sorridere, ma solo il pensiero di rivederla gli faceva battere il cuore all’impazzata. Fino alla sera prima voleva odiarla fino alla fine dei suoi giorni, quella mattina, invece, era esaltato alla sola idea di vederla per pochi minuti.

    Si guardò allo specchio e rise di se stesso. Poi corse a sistemarsi per arrivare in tempo all’appuntamento.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:

    Kudo si bloccò. Non l’aveva mai vista con gli occhiali, le stavano divinamente ed ella risultava di una sensualità conturbante ed ammaliante.
  14. .
    CITAZIONE (Conan Kid @ 21/8/2015, 11:41) 
    Questo si che è un regalo di compleanno, per un attino ho pensato che fosse Akai la persona che si era intrufolata
    Comunque Shiho, come in ogni tua fiction, non riesce a non mettersi nei guai :sisi:
    Aspetto con ansia il prossimo capitolo

    Altrimenti di Shiho che me ne faccio )cosa farne, io personalmente, lo saprei, ma non posso di certo scriverlo!)? Già è tanto che questa volta non tentino di violentarla!
  15. .
    Sinceramente, Sonoko sul tetto della Ferrari mi fa sempre ridere! Nuovo capitolo, nuovi misteri, un vecchio amico ritorna. Ci si vede domenica.


    Capitolo 12

    Sprazzi di verità

    “Allora, forse, sarebbe il caso che tu mi spiegassi quel che è accaduto!”, le domandò guardandola fissa negli occhi. Ma non riuscì a resistere a quello sguardo; gli occhi di quella donna lo confondevano e lo turbavano, da sempre. Si voltò da un’altra parte e si mise ad osservare il cielo dalla finestra.

    “Non è così semplice”, cercò di tergiversare lei.

    “Inizia con il dirmi se lo ami”, le chiese a bruciapelo Kudo, dandole sempre le spalle.

    “Ho creduto d’amarlo”.

    “Ora non è più così?”.

    “No!”.

    Shinichi si voltò di scatto e l’osservò attentamente. Poi riprese:

    “Allora come puoi vivergli accanto, sposarlo?!”.

    “Non è così semplice!”, ripeté nuovamente.

    “Nulla, nella tua vita, è mai stato semplice!”, disse sarcastico.

    “Non posso tirarmi indietro, i preparativi per le nozze devono proseguire; è … la mia missione!”.

    “E cosa saresti, una spia?”.

    La scienziata s’alzò dal letto e si diresse verso la porta.

    “Posso dirti questo”, si fermò sull’uscio, la mano sulla maniglia, senza voltarsi. Shinichi era perduto nell’osservare la grazia e l’eleganza che emanava quella giovane anche quando compiva un gesto tanto banale. La voce di lei lo richiamò al presente, “quando ci siamo lasciati ti amavo veramente, non c’era nessun altro, né c’era stato prima. Se avessi avuto scelta non sarei tornata a Tokyo, temevo di farti soffrire … e di patire anch’io. Ma non sono padrona del mio destino e devo andare là dove non vorrei e fare ciò che non vorrei. Ricordi quando, un pomeriggio, prima del nostro addio, rimanemmo in casa a finimmo per sfogliare quell’edizione della Divina Commedia di Dante che tuo padre aveva comprato in Italia anni fa? Ricorda ciò che Virgilio disse a Caronte: quella è la mia condizione attuale!”.

    Uscì, richiudendo la porta dietro di sé.

    Il detective scorse le tende della finestra e la vide raggiungere a piedi la via principale. Stava per spostarsi quando, con la coda dell’occhio, un occhio ben allenato a notare i dettagli, Shinichi scorse un’auto nera che, uscita da un vicolo, si mise a seguire, a debita distanza, la sua amica. O forse era solo un caso e la sua fantasia cavalcava troppo? Scosse la testa, si arruffò la chioma e tornò a casa.


    Trascorse qualche ora. Kudo s’era gettato a capofitto nel lavoro, non voleva pensare a lei, non voleva con tutto se stesso. Ma era inutile! Da quando era rientrato non aveva fatto altro che analizzare mentalmente ogni gesto, ogni parola, ogni frase non detta o sottaciuta di Shiho. Gli occhi leggevano i verbali che aveva sul tavolo, ma la mente studiava altro.

    Alla fine aveva chiesto a Takagi di controllare la targa dell’auto che aveva visto sotto casa, ma il poliziotto aveva richiamato poco dopo spiegandogli che era una banale auto di una società autorizzata che affittava veicoli di ogni tipo. Senza un mandato ed un valido motivo, il titolare s’era rifiutato di fornire altre informazioni, ma fino ad allora non c’era nulla che potesse giustificare un mandato; la questione s’era quindi chiusa lì.

    Shinichi s’alzò ed andò a prendere uno sherry e, passando davanti al mobile basso vicino al divano, vide il libro di cui aveva parlato Miyano: La Divina Commedia di Dante, in un’edizione pregiata con le incisioni di Gustave Doré. S’era ripromesso di lasciar perdere, ma la curiosità era troppo forte. Prese il volume ed aprì l’Inferno.

    “Caronte è nel canto terzo, se non ricordo male”; pensò. Trovò il punto che gli interessava e lesse:

    E ‘l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
    vuolsi così colà dove si puote
    ciò che si vuole, e più non dimandare»”.
    Chiuse il tomo e si sedette sul divano ripetendo la terzina come una litania:
    “vuolsi così colà dove si puote
    ciò che si vuole
    ”.

    Si mise le mani nei capelli e li scombinò come un cespuglio senza forma:

    “Ma che cavolo significa? Che deve fare qualcosa che l’è stato ordinato da un potere superiore e non può ribellarsi? E che c’entra con lo sposare quel damerino enologico? Dannazione! È tornata nella mia vita da pochi giorni e già sono nei casini!”.

    S’era ormai fatto tardi e Kudo, stanco per la giornata, senza nemmeno accorgersene, finì per addormentarsi lì dove si trovava. La neve, che aveva iniziato a cadere copiosa, sembrava cullarlo, ovattando ogni rumore. Il detective tornò con la mente a quella sera in cui avevano letto la Commedia.

    “Queste illustrazioni sono molto belle”, disse Miyano sfogliando il volume e fermandosi a leggere la descrizione di Caronte.

    “Sì, mio padre ha comprato il libro proprio per questo, oltre che per l’opera in sé”.

    “Il linguaggio non è facilissimo”, valutò lei, “ma per fortuna riesco a capirlo”.

    Kudo sgranò gli occhi: “E da quanto leggi Dante?”.

    “In America ho studiato lingua e letteratura italiana; l’Organizzazione aveva una filiale a Roma e volevano che potessimo parlare con i nostri colleghi senza interpreti”.

    “Allora, leggi qui!”, così dicendo l’investigatore privato aprì il testo su una pagina a caso. Miyano, con la sua voce angelica, iniziò:

    «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
    prese costui de la bella persona
    che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

    Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
    mi prese del costui piacer sì forte,
    che, come vedi, ancor non m’abbandona.

    Amor condusse noi ad una morte:
    Caina attende chi a vita ci spense».
    Queste parole da lor ci fuor porte
    ”.

    “Leggi davvero molto bene. E cosa vuol dire?”.

    La giovane aprì bocca ...



    Kudo si destò di soprassalto e si guardò intorno. L’orologio segnava le 23.34, aveva dormito per un pezzo sul divano. Posò il volume al suo posto e s’alzò, era ora d’andare a letto. Ma prima era il caso di farsi un bicchierino per conciliare il sonno. Versò lo sherry ed iniziò a sorseggiarlo; un rumore lo attirò in cucina. Posò il drink ed andò a vedere; rientrò nella stanza dopo pochi minuti, la porta-finestra che dava sul giardino s’era aperta per il vento. Tornò a prendere il bicchiere:

    “Cavolo, sto diventando paranoico. Quella donna mi fa un brutto effetto!”.

    Stava per mettersi il bicchiere in bocca quando, con la coda dell’occhio, vide qualcuno seduto al suo scrittoio che sfogliava gli appunti dei suoi casi.

    “Buonasera, Shinichi, è da tanto che non ci si vede!”.

    Il giovane spalancò gli occhi e poté solo balbettare:

    “Tu??”.

    “Non essere così sorpreso! Sono qui per lavoro, a quanto pare dovremo collaborare come in passato”.

    Il sorriso enigmatico dell’uomo lasciava basiti. Shinichi era veramente stupito per quella piega improvvisa. L’ospite posò la lattina di caffè che stava bevendo e s’alzò per avvicinarsi al giovane.

    “Sai, mia moglie c’è rimasta male quando ha saputo che sarei venuto da te. Voleva esserci anche lei, ma non ha potuto … abbiamo una bambina ora ed in più stiamo accudendo la figlia di un’amica. Comunque ti saluta con affetto e spera di poterti rivedere un giorno o l’altro”.

    Il detective dell’Est si riprese e riacquistò sicurezza.

    “Posso dedurre che fosse la tua l’auto che c’era qui sotto qualche ora fa!”.

    “Sì … c’erano dei miei uomini, quando m’hanno avvertito di dove si trovavano, ho capito che dovevo venire a farti visita”.

    “Questo significa che non era me che stavate controllando ma … Shiho!”.

    “Sempre acuto, Shinichi!”.

    “La domanda, allora è un’altra: perché l’FBI pedina Shiho Miyano? Spero che mi vorrai rispondere, caro il mio Akai!”.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo

    "Al contrario, la nostra piccola ci dà molto da fare … a proposito … l’abbiamo chiamata Akemi, forse ti interessa”.
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